L’ultimo ad alzare bandiera bianca, alla fine, è stato Valentino Rossi. In quella serie di sorpassi e controsorpassi nella parte centrale del gran premio del Giappone c’è stata tutta la voglia del Dottore di ritardare una sorta di passaggio del testimone tra generazioni di fenomeni, certificata da Rossi stesso: “E’ già meglio di me alla sua età”. Marc Marquez l’ha spuntata e con tre gare d’anticipo si è portato a casa il secondo titolo iridato. A 21 anni. Da dominatore assoluto. Troppo forte per tutti. Inavvicinabile per il resto della truppa. Lo ha fatto in un’annata in cui ha aggiunto altri due record al suo già ricco e precoce palmares.

Ha monopolizzato la prima parte di stagione, eguagliando il record di Agostini. Solo lui e il pilota italiano sono stati capaci di infilare dieci vittorie di fila nelle prime dieci prove di un motomondiale. Marquez l’ha fatto senza lasciare spazio di replica a nessuno. Ha vinto in ogni modo, imponendo la propria forza in tutto il week end. Un lungo assolo dal venerdì alla domenica in sella alla sua Honda, per la prima volta laureatasi campione del mondo sul circuito di casa. A Motegi il ragazzino di Cervera sapeva che avrebbe dovuto solo lasciarsi alle spalle Dani Pedrosa e Rossi per avere la certezza matematica d’essere ancora campione del mondo. Lo ha fatto, anche con relativa facilità.

Tutto è iniziato in Qatar il 23 marzo, così come è finita. Nell’anno della sua rinascita, Valentino Rossi soccombe nel gp d’esordio dopo una lotta spalla a spalla. Poi Marquez inscena un monologo che passa per l’Argentina, il poker di Jerez nel giorno della sua centesima gara, la Francia dove straccia tutti partendo ancora dalla pole. Al Mugello deve spingere fino alla fine per avere la meglio su un rinato Lorenzo, poi scrive un pezzo di storia a Indianapolis. È lì, il 10 agosto, che il fenomeno della Honda affianca il suo nome a quello di Agostini: 10 su 10. A Brno cede per la prima volta lo scettro, mancando il sorpasso alla leggenda italiana. È Pedrosa il primo a lasciarsi alle spalle Marquez, in realtà quarto dietro anche a Lorenzo e Rossi. Con 77 punti di vantaggio sul catalano e 90 su Valentino, lo spazio per gli altri è comunque ridotto al minimo.

Ma dopo aver sgasato con esuberanza nella prima parte di stagione, tira un po’ il fiato. Vince ancora in Inghilterra, poi a Misano scivola alla ricerca del sorpasso e s’inchina al Dottore, finalmente primo dopo un anno e due mesi di astinenza. Ad Aragona vince Lorenzo, lui cade ma lo stesso fa Pedrosa e, carta alla mano, sull’asfalto di Motegi basta stare davanti al catalano e a Rossi per laurearsi campione del mondo.

Il resto è cronaca. Pedrosa non oppone resiste, Vale prova a rendere indigesta la domenica. Marquez apre il gas e se lo lascia dietro, come tutti gli altri. A 21 anni e per il secondo mondiale consecutivo su una moto perfetta esaltata dalle sue qualità. E si coccola già una serie di record scritti tra il 2012 e oggi: è il più giovane di sempre ad aver conquistato una pole nella top class, l’unico ad aver vinto all’esordio sul circuito di Laguna Seca, l’unico dopo Kenny Roberts, che ci riuscì nel ’78 ma era meno giovane, a vincere alla prima stagione tra i ‘big’. Quest’anno ha aggiunto il record delle pole consecutive (sette) e raggiunto il primato di Agostini. Un cannibale che festeggia indossando kimono e katana. Poi abbraccia il fratello Alex, che sta seguendo le sue orme di dominatore in Moto3. Arigato, Marquez’s. E’ iniziata una dinastia.

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