Allo stato attuale si contano più o meno 8000 contagiati dal virus Ebola, di cui 4000 sono deceduti, nei tre paesi africani in cui l’epidemia è più virulenta: Guinea, Liberia e Sierra Leone.

Ebola è altresì arrivata in altri stati africani, Nigeria e Senegal, e fuori dall’Africa in Australia (caso sospetto), Francia, Germania, Norvegia, Spagna, Stati Uniti e Usa a seguito di rimpatri o di ritorni per cure avendo contratto il virus altrove. Tranne che in Spagna in cui sembrano emergere preoccupanti mancanze.

Sia le Nazioni Unite sia l’Organizzazione Mondiale della Sanità ricordano che la lotta sarà lunga, nelle prossime settimane i casi aumenteranno e anche l’Europa sarà inevitabilmente colpita.

In questo conteso generale oggi leggiamo che “Una vera e propria mobilitazione popolare si è attivata per salvare Excalibur, il cane dell’infermiere spagnola contagiata dal virus Ebola. Gli animalisti, con un sit-in sotto casa della donna, hanno chiesto che il cane fosse risparmiato e messo in quarantena. Su Twitter è diventato virale l’appello-hashtag#SalvemosaExcalibur, mentre su Change.org sono state raccolte le firme per una petizione online.” I vigili del fuoco incaricati di prelevare l’animale sono stai scortati da “Una trentina di agenti in assetto antisommossa (…)L’allarme per salvare l’animale era stato lanciato nei social network dal marito dell’infermiera, a sua volta in isolamento in ospedale, provocando in poche ore l’adesione di 210.000 firme all’hashtag ‘SalvemosExcalibur’“. L’animale è stato abbattuto.

In una situazione che si è cercato di controllare con vecchi, anzi antichi, protocolli che ancora parlano, nel mondo dei voli low cost e frequenti, di paziente zero con riguardo al proprio paese di appartenenza e non in quello di origine del focolaio, siamo certi che il contagio si diffonderà.

Ma è altrettanto certo che le strutture e le competenze a disposizione, dopo un inevitabile iniziale “sbandamento” conterranno l’epidemia.

A patto che si condiva la responsabilità della gestione della malattia con cittadini consapevoli e informati. Ciò significa che ci saranno anche altri: “Casi Excalibur”, per evitare che il morto non sia l’animale di compagnia ma il proprio nipote, o vicino.

L’esempio specifico di irresponsabilità, comprensibile per la situazione che sta vivendo, è nell’atteggiamento del marito (in isolamento) della infermiera (moglie contagiata).

Nella situazione di emergenza, e questa in Spagna lo è, la consapevolezza richiede necessariamente una sintesi e una ridistribuzione delle priorità: l’ordine delle cose cambia e, per esempio, essere animalisti può essere “un lusso insostenibile”, così come altri atteggiamenti e orientamenti abituali nelle situazioni normali.

So di fare una considerazione spiacevole: ma è opportuno considerare prima, discutendone con calma, comportamenti normali che possono essere pericolosi nel momento in cui si affrontano sul serio la minaccia.

Excalbur ha offerto l’esempio, che ovviamente è generalizzabile ad altro.

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