Sono stati condannati a due anni per false fatturazioni l’ex presidente e ad di Finmeccanica, Giuseppe Orsi e l’ex ad di Agusta Westland, Bruno Spagnolini, imputati a Busto Arsizio (Varese). Assolti, invece, dall’accusa di corruzione internazionale in relazione a presunte tangenti per l’aggiudicazione di una commessa per 12 elicotteri dal governo indiano. I giudici hanno emesso un verdetto di non colpevolezza “perché il fatto non sussiste”. Il collegio giudicante, presieduto da Luisa Bovitutti, ha riconosciuto una provvisionale da un milione e mezzo come risarcimento a favore dell’Agenzia delle Entrate, parte civile, e ha disposto inoltre un anno di interdizione dai pubblici uffici per entrambi, e la pubblicazione della sentenza per 15 giorni sul sito internet del ministero della Giustizia. Agli imputati sono state riconosciute le attenuanti generiche. I magistrati hanno rideterminato il periodo dei presunti illeciti, dal 2009 al 2010. La sentenza verrà depositata entro 90 giorni.
L’inchiesta sull’affaire indiano era partita dalle dichiarazioni di Lorenzo Borgogni, responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica nell’era di Pierfrancesco Guarguaglini. Al centro anche un presunto finanziamento illecito da 10 milioni alla Lega Nord, che aveva sostenuto la nomina di Orsi al vertice della holding di stato. Su questo fronte, però, il pm Eugenio Fusco aveva chiesto l’archiviazione, sulla quale dovrà pronunciarsi il gip di Busto Arsizio, in quanto all’esito delle indagini non è stata raggiunta “la prova del reato di illecito finanziamento” al Carroccio.
L’accusa aveva chiesto sei anni per Orsi e cinque per Spagnolini. Secondo il pm, alla famiglia indiana Tiagi, di cui faceva parte l’ex capo di stato maggiore dell’aeronautica Sashi Tiagi sarebbero stati promessi 14 milioni di euro per facilitare Finmeccanica nella gara di assegnazione della fornitura di 12 elicotteri Agusta. I due imputati era finiti a processo dopo il rinvio a giudizio con rito immediato. “Non mi aspettavo niente di diverso, perché non ho commesso il fatto” ha affermato Orsi in aula, “La tesi accusatoria – ha sottolineato il suo avvocato, Ennio Amodio – è crollata di fronte alla mancanza di elementi idonei a rappresentare fatti di corruzione”. Il 1° luglio scorso Orsi si era difeso in aula: “È una pura invenzione di Borgogni (Lorenzo che a verbale aveva raccontato della tangente al Caroccio, ndr) e dei suoi amici che vi sia stato un finanziamento cospicuo a un partito politico in connessione con il contratto India. Si è visto bene in questo processo – ha proseguito Orsi – come non esista il benché minimo elemento di prova capace di accreditare la calunnia di un contributo illecito versato per ringraziare chi avrebbe patrocinato la mia nomina”.
Questa mattina la difesa e l’accusa, rappresentata dal procuratore di Busto Arsizio Gianluigi Fontana, avevano rinunciato alle repliche e il collegio giudicante, presieduto da Luisa Bovitutti, si è ritirato in camera di consiglio per la sentenza. Nelle scorse udienze le difese avevano chiesto invece l’assoluzione dei due imputati. Nel luglio scorso la Procura di Busto Arsizio aveva archiviato il procedimento nei confronti di Finmeccanica, indagata in base alla legge 231 sulla responsabilità delle aziende per i reati commessi dai propri dipendenti. AgustaWestland e la sua filiale inglese AgustaWestland Ltd avevano patteggiato il pagamento di circa 8 milioni di euro, uscendo anche loro dal procedimento. Nel processo si sono costituite parti civili l’Agenzia delle entrate e il ministero della Difesa indiano.