Una celebrazione “speciale” durata oltre tre ore con un rito collettivo: donne e uomini raccolti davanti all’altare, suono di violini, salmi cantati all’unisono dai presenti, un’intera chiesa che si tiene per mano. E mentre il parroco legge i passi del Vangelo, gli occhi dei fedeli in lacrime rimangono puntati verso il drappo appeso sopra il tabernacolo, su cui i credenti sostengono che due anni fa è apparso il volto di Gesù Cristo. Due occhi e un naso tra le curve del telo, diventati oggetto di culto per i cattolici del posto e meta di pellegrinaggio da tutta Italia. In prima fila, commosso, in ginocchio sotto l’altare della chiesetta di Sant’Antonio Abate a Canevara, in provincia di Massa-Carrara, anche Paolo Brosio, insieme alla madre, diventato da qualche anno a questa parte un devoto della Madonna (ormai celebri i suoi pellegrinaggi a Medjugorje). “Questo – commenta l’ex inviato del Tg4 – forse non si può propriamente chiamare miracolo, ma è comunque un chiaro segno della presenza divina e noi bisogna esserne grati. E’ il secondo anno che vengo a visitare il volto Santo di Gesù Ecce Homo, trasfigurato dai dolori e dalla Passione e ogni volta mi dà la stessa emozione”.

La cerimonia, come da 2 anni a questa parte, in quella chiesetta ai piedi delle Alpi Apuane è solo una delle tante che il parroco, don Ernesto Zucchini, ha celebrato in omaggio a Gesù della Divina Misericordia negli ultimi due anni, dal momento quindi dell’apparizione del volto. Chi vive nel paese racconta, infatti, di “celebrazioni che si ripetono ogni giovedì sera, con svenimenti e stati di trance“: i fedeli lo chiamano il “riposo dello spirito”. 

Il volto è diventato visibile sul drappo, raccontano i credenti, nell’aprile del 2012, in occasione della festa del Gesù misericordioso, la domenica dopo Pasqua. Per quel giorno le parrocchiane avevano addobbato la chiesa, con fiori e teli, rosa e viola, attaccandoli casualmente sopra l’altare. La sera un fedele fotografò le decorazioni e nella fotocamera apparì il volto tra le ombre viola del drappo, che secondo i credenti è proprio quello del Signore. Immediatamente in paese c’è chi parla di miracolo e la chiesetta diventa una piccola Fatima italiana: migliaia di pellegrini arrivano dalla Liguria, dal Lazio e da altre regioni italiane per vedere il volto e pregare. Tra questi anche Brosio, che ha anche citato il “miracolo di Canevara” nel suo ultimo libro, Raggi di luce. “E’ un segno evidente della presenza in terra del Signore”, dice lo scrittore. La credenza in paese, poi, si fortifica nel vedere che il drappo, attaccato con colla a caldo alle pareti, non si stacca. A distanza di oltre due anni i lineamenti del volto emergono ancora nei giochi di colore e i fedeli affermano che “questa sia la più grande apparizione divina dell’epoca”, tanto che c’è chi afferma che “la vita in paese sia migliorata da quel giorno”. 

Il pellegrinaggio in questi due anni non si è mai fermato e anche quest’anno, il 25 agosto, la piccola chiesa di Sant’Antonio Abate è tornata a riempirsi, con tre ore di preghiera, donne e uomini in lacrime, signore che cantavano i salmi stringendo in mano il rosario. “Dio non ha bisogno di miracoli per farsi sentire e quindi questo non è sicuramente un miracolo – spiega don Ernesto – però c’è l’oggettività dei fatti. Il volto è lì e lo si vede da qualsiasi punto lo si guardi. Lo dico con disincanto, senza enfatizzazioni, ma c’è e non possiamo negare che abbia una funzione: quella di permettere al fedele di dargli il significato che più ritiene opportuno. D’altra parte, più passa il tempo – continua il parroco – e più cambiano le motivazioni, grazie a Dio, per cui i fedeli vengono a visitare la parrocchia in questi giorni. Prima era per semplice curiosità, ora molti vengono per pregare“.

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