“Nel 2007 alcuni veterinari della scuderia dell’Emiro mi proposero di sostituire per qualche mese un collega ortopedico che aveva lasciato il suo incarico nella clinica a Dubai. Accettai”. Ed è dopo un’esperienza durata soltanto alcune settimane che a Massimo Puccetti, oggi medico veterinario al Dubay Equine Hospital, viene offerto un contratto annuale, con uno stipendio più alto di quelli italiani, oltre a macchina, telefono e 2mila euro mensili per l’alloggio. E così da sette anni è il veterinario dei cavalli degli sceicchi a Dubai. Umbro, 42 anni, specializzato in ortopedia, Massimo lavora per una delle strutture specialistiche più importanti del Medio Oriente, finanziata e voluta dalla famiglia reale Al Maktoum.

All’inizio della sua carriera ci sono una laurea in veterinaria a Perugia nel 1997 e un Ph.D italo-francese in ortopedia equina, poi internship e corsi di specializzazione in Francia, Irlanda, Belgio e in Usa, dove è stato visiting student alla Cornell University. “Dopo queste esperienze di studio e di lavoro all’estero, che mi hanno fatto crescere molto professionalmente, avevo deciso di cercare lavoro in Italia – ricorda -. Così nel 2002 ho accettato una borsa di studio dell’ateneo perugino. Volevo stare vicino ai miei genitori e crearmi una famiglia mia”. Rientrato a Perugia, Massimo ha sposato Chiara, che era stata sua compagna di studi sin dall’inizio dell’università e da lei ha avuto due figli: Lorenzo, 7 anni e Gabriele, 12. “Ma una borsa di studio nell’università italiana – prosegue Massimo – non offre un futuro e non basta se si ha una famiglia”. E così ha iniziato a svolgere la libera professione, lavorando anche per una scuderia che collabora con quelle dei reali di Dubai.

Perché durante l’estate i cavalli degli sceicchi passano molto tempo in Italia, sia in Umbria che in Toscana e Sardegna, per le gare di endurance. Uno sport equestre molto diffuso e amato in particolare dalle famiglie Al Maktoum e Al Nahjan, cioè le dinastie reali dell’Emirato del Dubai e di quello di Abu Dhabi. Si tratta di corse di resistenza, con percorsi dai 30 ai 160 chilometri a seconda delle categorie. La vera peculiarità di questa disciplina è l’attenzione alla salute del cavallo. Ogni 30-35 chilometri  l’animale è sottoposto a un’accurata visita veterinaria, per controllare tutti i parametri metabolici e meccanici che permettono di valutarne le condizioni di salute. Se qualcosa risulta fuori dalla norma il cavallo viene eliminato dalla competizione.

Ma quando arrivò la proposta del contratto la scelta non fu semplice.“I miei figli erano piccoli – racconta Massimo – era una scelta troppo radicale, ma era un’occasione che non potevo perdere. Ci accordammo per 7 mesi di lavoro negli Emirati e 5 in Italia, nel periodo estivo, quando ci sono da seguire nelle gare i cavalli di Sheikh Hamdan, l’erede al trono, e da scegliere in giro per l’Europa gli animali da acquistare”. Una scelta difficile che però ha valorizzato le sue capacità. “Gli standard di lavoro sono molto alti – racconta Massimo – e abbiamo strumentazioni all’avanguardia. Qui la professionalità è valorizzata, vengono investite tutte le risorse necessarie per curare i cavalli nel miglior modo possibile. Dubai poi è una città dinamica, in continua evoluzione. Da qui passa tutto il mondo. Ho imparato ad amarla. Ma la mia casa è l’Umbria, il mio futuro è lì e prima o poi ci tornerò a vivere”.

Per quanto stimolante possa essere il Paese d’arrivo, c’è da dire che ambientarsi non è stato facile. “Quando sono arrivato parlavo inglese con difficoltà e avevo grande soggezione degli sceicchi. I primi incarichi poi furono deludenti. In una scuderia non mi lasciarono visitare gli animali perché mi ritenevano troppo giovane. In un’altra, di una donna della famiglia reale, ero talmente frastornato dall’ansia che scambiai un cavallo grasso per una cavalla incinta. Superato questo primo impatto ho scoperto degli standard di lavoro che in Italia avevo solo sognato e mi sono fatto apprezzare”.

E l’amore per i cavalli, che condivide con i reali, gli ha permesso pian piano di accorciare le distanze e integrarsi. “Quando si pranza o si sta insieme nelle scuderie ci si sente tutti alla pari. Con alcuni sceicchi siamo diventati anche amici e vengono da me a mangiare la pasta”. Il successo nel lavoro però Massimo l’ha scontato nella vita privata, con la fine del rapporto con sua moglie. “È la parte brutta della storia. Diciamo che la distanza non favorisce il matrimonio”. Così per stare con i bambini torna in Italia per qualche giorno ogni due mesi. “Quando so di poter dedicare loro del tempo li porto con me a Dubai per un paio di settimane. Ma non è facile, in sette mesi ho circa quattro week end liberi”. Un bilancio complessivo della vita di oggi? Eccolo: “Ho molti amici, conosco e apprezzo la cultura locale, sento di far parte della città. Ma la mia casa resta l’Umbria e non esiterei a tornare se ci fosse la possibilità di lavorare con la stessa qualità degli Emirati”. Intanto ai giovani colleghi italiani, che spesso lo contattano per avere consigli, suggerisce di venire a lavorare per un periodo nella clinica degli sceicchi. “Qui ci sono tante possibilità e non mancano stage e internship retribuiti per iniziare”.

Twitter: gabriprinc

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