Sugli edifici di Mosul con una bomboletta spray è segnata una mezzaluna sormontata da una stella, ovvero la lettera araba “nun”, l’iniziale di Nassarah, la parola araba per indicare i “cristiani”. È da un mese che lo Stato Islamico sta portando avanti la sua persecuzione contro le minoranze religiose del nord dell’Iraq. Per le milizie dell’autoproclamatosi califfo al-Baghdadi per i cristiani non c’è posto. Hanno segnato le loro case. Gli hanno tolto le scorte di cibo e d’acqua. Poi, l’ultimatum dei militanti del Califfo: tutti i cristiani si devono convertire all’Islam, o dovranno lasciare Mosul. Qualche settimana dopo l’inizio della fuga dei cristiani, un’altra proposta: “Se volete tornare, arruolate i vostri figli nelle milizia jihadiste o pagateci la tassa della sharia per i non musulmani“, ovvero 450 dollari l’anno. Risultato immediato, tutti i cristiani hanno abbandonato la città irachena di Mosul e gran parte delle zone settentrionali nelle mani dello Stato islamico, scegliendo di fuggire nella vicina regione curda o in altre zone protette.
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“I miliziani hanno fatto il giro dei quartieri di Mosul chiedendo quali fossero le abitazioni dei cristiani”, hanno raccontato ad Aki-Adnkronos International testimoni dalla zona di al-Arabi
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