Il sistema di controllo delle prestazioni sanitarie dovrebbe avere un doppio percorso: quello amministrativo e quello prettamente sanitario. In realtà il sistema di controllo della regione Lombardia recepisce la direttiva del 1997 relativa alla costituzione del nucleo operativo di controllo delle attività sanitarie finalizzato a verificare esclusivamente la parte burocratica di rimborso, do ut des, secondo tre punti:

  • La correttezza delle schede di dimissione ospedaliera
  • La frequenza, nella casistica dei singoli istituti di ricovero, degli episodi di ricovero classificati come anomali
  • La documentazione attestante l’erogazione delle prestazioni di ricovero e di assistenza specialistica ambulatoriale

Da dieci anni ho proposto un progetto in cui ci sia controllo amministrativo partendo dal controllo clinico, base della sanità sana. I controlli delle prestazioni cioè non devono essere effettuati sulle cartelle cliniche, o sul rilievo di un elevato numero di accessi per prestazioni ambulatoriali specifiche, ma sulla reale esigenza di salute. Occorre attuare un sistema di controllo sui pazienti randomizzato effettuato da medici dipendenti della Regione, o meglio del ministero della Salute, sulla base delle indicazioni delle società specialistiche nazionali ed internazionali. Solo controlli reali randomizzati su pazienti possono far spostare la sanità da regionale a nazionale.

Pensate all’intervento di cataratta, patologia sulla quale ho sviluppato lo studio: se a Milano l’occhio operato è meglio di quello operato a Roma la società scientifica interverrà per migliorare la qualità della prestazione insieme a chi la prestazione la paga, lo Stato tramite le regioni. Spostiamo i medici ad insegnare ai colleghi di Roma quello che fanno a Milano, o il contrario, senza andare a congressi inutili, sul campo. I medici che operano vengono comunque pagati da noi. Se da Milano vanno a Roma ad operare insieme ai colleghi non ottengono altro che un miglioramento del sistema. Certo non molti saranno d’accordo ma se diverrà normale su tutto il territorio nessuno si sentirà inferiore ma solo più collaborante per il bene comune. L’efficienza aumenterà l’efficacia e viceversa. ll paziente italiano starà meglio. Non si devono appoggiare progetti che abbiano i medici come fulcro ma il paziente, tanto meno, come abbiamo visto per Stamina, Santa Rita, Maugeri, San Raffaele, ci si può basare solo su controlli burocratici per risparmiare. Occorre risparmiare su prestazioni inutili ed interventi non necessari o con basso livello qualitativo; la qualità della prestazione può aumentare semplicemente spostando delle pedine per il tempo necessario a migliorare efficacia ed efficienza. Non si finisce mai di imparare, che male c’è farlo per il bene di chi ci affida la propria salute?

Così organizzeremo un solo congresso annuale online per specialità che vedremo quando potremo. Il tutto per rompere quel legame fra aziende farmaceutiche e di produttori di strumenti e medici che aumentano il costo finale del prodotto e che potrebbero influenzare il vero prodotto buono o meno.

Se i controlli avverranno veramente sui pazienti, sulla base della migliore prestazione possibile in relazione alle possibili problematiche cliniche, non verranno cassate cartelle cliniche, e quindi rimborsi, in base alla mancanza solo di timbri, firme, etichette di riconoscimento del paziente. Quella non è sanità ma inutile burocrazia se paragonata ad un perfetto elaborato scritto in cui però il paziente non ha avuto nessun miglioramento clinico, se non un peggioramento.

Se a questo assoceremo History Health, che lascia nelle mani del cittadino-paziente la gestione dei dati sanitari che nessuno potrà modificare, un nuovo modo di fare sanità potrà realizzarsi lontano da interessi personali e aziendali ma vicino a chi soffre. Un doppio controllo da un lato sulla efficacia, in collaborazione con le società scientifiche, e dall’altro sulla gestione ponendo solo #ilpazientealcentro.

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