Nuove nubi sullo scenario economico italiano. Il Centro studi di Confindustria rivede al ribasso le stime del Pil, provocando agitazione nel governo che si affretta a ribadire i propri calcoli ottimistici. E a tamponare gli attriti ci pensa il presidente degli imprenditori, Giorgio Squinzi, che getta acqua sul fuoco parlando di “prospettive in miglioramento” e Italia “non più sull’orlo del baratro”. Riconoscendo anche all’esecutivo di aver “avviato un ciclo politico di riforme che sembra avere finalmente stabilità”.

video di Irene Buscemi

Giovedì mattina il centro studi di viale dell’Astronomia ha comunicato che, in base a nuovi calcoli, il prodotto interno lordo crescerà dello 0,2% nel 2014 e dell’1% nel 2015. A dicembre lo stesso Csc aveva stimato una crescita dello 0,7% per quest’anno e dell’1,2% per il 2015. Il ribasso della stima elaborata a dicembre per il 2014, si legge nel rapporto “Scenari economici”, è dovuta al “trascinamento ereditato dal 2013 (-0,1% contro il +0,1% atteso allora) e dal sorprendente calo nel primo trimestre (-0,1% contro il +0,3% previsto), che hanno portato la variazione acquisita a -0,2%”. “L’economia italiana va peggio di quelle dei Pigs. Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna sono cresciuti molto più dell’Italia prima della crisi, sono arretrati meno durante la recessione e sono attesi in recupero più rapido nel 2014-2015″, indica il rapporto. “Non appare né necessaria né opportuna alcuna manovra correttiva“, ammonisce il Csc alla luce delle stime sui dati del deficit pubblico e dell’avanzo primario, “il primo in calo dal 2,9% del Pil nel 2014 al 2,5% nel 2015” mentre “il secondo è al 2,6% nel 2015” e “al netto della componente ciclica sarà al 4,2%, sostanzialmente stabile”. 

A stretto giro arriva la reazione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, che spiega: “Per adesso siamo fiduciosi della nostra previsione” sul Pil, cioè una crescita dello 0,8%. Anche perché “le riforme che abbiamo messo in campo provocheranno uno shock positivo”. Squinzi ammette che si tratta di “numeri ancora difficili da accettare” ma “l’Italia non è più sull’orlo del baratro” e “ha le persone, le risorse e le potenzialità per superare le difficoltà che stiamo vivendo”.

Ripartenza ritardata e debole, Italia resta “malata”
“La turbolenza politica”, avverte comunque il centro studi di Confindustria, “rimane un freno seppure si sia molto attenuata e abbia preso corpo nel Paese l’aspettativa di importanti riforme”. In questo scenario “la morale è che è necessaria una scossa politica molto forte per riportare l’Italia su un più alto sentiero di sviluppo”. In Italia “la ripartenza è ritardata e più debole”, si legge nel rapporto. “L’Italia cammina sul filo del rasoio: molti tasselli del rilancio devono ancora essere incastonati al posto giusto e i rischi vanno sempre tenuti in alta considerazione. La salute del Paese resta fragile e la malattia della lenta crescita non è stata debellata;il paziente resta debole e fatica a reagire alle cure”. Uno stato dunque che “pur in presenza di miglioramenti evidenti in alcune aree del Paese”, sembra lontano dalla piena guarigione”.

Lavoro, persi un milione di posti
“Complessivamente durante la crisi un milione di persone hanno perduto il posto” di lavoro. Un numero “che quasi raddoppia in termini di Ula”, il dato statistico della unità di lavoro, calcola il centro studi: “L’occupazione misurata con le unità di lavoro cade dello 0,6% nel 2014 e sale dello 0,4% nel 2015”.  Il Csc rivede le stime del tasso di disoccupazione, che si attesterà al 12,6% nel 2014 e al 12,5% il prossimo anno, in crescita rispetto alle previsioni di dicembre, quando la stima era pari a 12,3% e a 12,2%, rispettivamente per quest’anno e per il prossimo.

Tre milioni di poveri in più
I poveri sono aumentati del 93,9%, per un totale di 3 milioni di  unità in più. E’ aumentato di 3,7 milioni il numero delle persone cui manca il lavoro (+122,3%). Confindustria traccia “come siamo caduti in basso” dai livelli pre-crisi: -9% Pil, -23,6% produzione industriale, -43,15% costruzioni, -8% consumi famiglie, -27,5% investimenti, -7,8% di occupazione e quasi 2 milioni (1,968) di unità di lavoro perse.  

Consumi invariati, timida ripresa nel 2015
Consumi delle famiglie sostanzialmente invariati per il 2014, con una previsione dello +0,1%, e si stima una timida ripresa per il 2015, con un aumento dello +0,8%. La risalti appare lenta ma continua, dopo un periodo di profonda riduzione. Nel 2012 i consumi delle famiglie hanno subito un rallentamento pari a -4,0%, mentre nel 2013 il calo si è attestato a -2,6%. Dall’inizio della crisi i consumi hanno subìto una riduzione complessiva del 7,9%.

“Da governo Renzi energico impulso per le riforme”
Il centro studi di Confindustria rileva come “la turbolenza del quadro politico rimane un freno, seppure in questa fase si sia molto attenuata e abbia preso corpo nel Paese l’aspettativa di riforme importanti, a partire da quelle istituzionali”: una aspettativa “che è fondata sull’energico impulso impresso dal Governo per ottenere presto significativi cambiamenti”. 

Investimenti deboli, ma in recupero
Le previsioni per gli investimenti fissi lordi sono deboli ma in recupero: per il 2014 le stime sono ancora in perdita, con -0,7%, ma in miglioramento rispetto agli anni passati. Per il 2015, inoltre , il Csc prevede che gli investimenti fissi lordi registreranno il segno positivo, con +2%. Il 2012 aveva segnato una perdita pari a -8%, mentre nel 2013 -4,7%. Nel 2015, pur prevedendo un ritorno al segno positivo, gli investimenti totali risulteranno ancora inferiori del 25,6% rispetto al 2007.  

L’export torna a crescere
Accelera la ripresa dell’export: le previsioni del Csc sono del +3,1% per il 2014 e del +3,8% per il 2015. Lo scorso anno si era chiuso con un sostanziale stallo, con le esportazioni di beni e servizi ferme a +0,1%. Tornano a crescere però anche le importazioni: dopo un 2013 negativo (-2,8%), nel 2014 il Csc prevede che torneranno ad aumentare con +2,1% nel 2014 e 3,8% nel 2015. La ripartenza dell’import ridurrà quindi il contributo dell’export al netto del Pil pur rimanendo con segno positivo: +0,8% nel 2013, +0,4% nel 2014 e +0,1% nel 2015.

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