Se da sempre gli esseri umani hanno pensato di essere più intelligenti delle scimmie, uno studio pubblicato su Scientific Reports potrebbe smentire questa idea: proverebbe che nei giochi di strategia gli scimpanzé ottengono risultati migliori di quelli dell’uomo. Per dimostrarlo alcuni scienziati del Primate Research Institute dell’Università di Kyoto e del California Institute of Technology di Pasadena hanno messo alla prova entrambe le specie in un particolare gioco basato su memoria e ragionamento strategico. Nel gioco, due contendenti (una coppia di scimpanzé o una coppia di esseri umani) scelgono uno tra due quadrati identici su uno schermo e a scelta fatta il computer mostra la preferenza dell’avversario. Il primo dei due vince quando sceglie il quadrato opposto al suo rivale; il secondo, al contrario, quando indica proprio la figura selezionata dal primo. Premio, per le scimmie una mela, per gli esseri umani soldi.

I ricercatori hanno confrontato i risultati di sei scimpanzé (Pan troglodytes) con quelli di 16 giovani studenti giapponesi prima e di 12 uomini guineani poi, ottenendo sempre lo stesso risultato: gli esseri umani arrivano lentamente a una strategia, senza avvicinarsi mai al metodo di “gioco ottimale” (stabilito dai modelli teorici), mentre le scimmie imparano subito a riconoscere le mosse dell’avversario e agire di conseguenza, anche nel caso in cui vengano introdotte nuove regole, scambiati i ruoli o modificate le ricompense. Inoltre, la performance per i giocatori umani non cambia nemmeno se è data loro la possibilità di osservarsi durante il gioco o di sfidare persone che conoscono molto bene.

“Gli scimpanzé hanno continuato a coltivare l’abilità competitiva, mentre con l’evoluzione l’uomo si è abituato alla cooperazione”, ha detto Colin Camerer, co-autore dello studio, per spiegare i risultati. Gli umani, poi, fondano l’interazione col prossimo sul linguaggio, che però in questo caso non ha alcun ruolo. “C’è anche da considerare che il cervello umano si è molto specializzato: per noi questo gioco risulta più astratto e dunque meno automatico che per i nostri cugini scimpanzé”, ha aggiunto Tetsuro Matsuzawa, altro autore della ricerca. Ma per ora queste spiegazioni sono del tutto speculative. “Il prossimo step di ricerca potrebbe essere quello di mappare l’attività cerebrale di uomini e scimmie mentre giocano”, hanno spiegato gli autori. “E così forse capire qualcosa in più”.

L’articolo su Nature Scientific Reports 

di Laura Berardi

Dal Fatto Quotidiano del 16 giugno 2014

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