Tritolo al Centro Diagnostico e Polispecialistico “Igea” di Sant’Antimo di proprietà della potente famiglia del deputato Fi ed ex presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro detto Giggino ‘a Purpetta. E’ notte e il boato scuote via degli Oleandri seminando il panico e il terrore nel comune alle porte di Napoli. I danni ammonterebbero a oltre centomila euro e nella polvere dei calcinacci saltati per aria s’intravede sinistra la sagoma più che di una intimidazione di un vero e proprio avvertimento politico-camorrista. Certo indagano gli inquirenti e le bocche sono cucite. Quel tritolo usato alla maniera corleonese visto in filigrana potrebbe configurarsi come un messaggio diretto proprio a Giggino a’ Purpetta che sembra in ritirata su tutti i fronti e non è uno stinco di santo.

Il 18 maggio 1985 i giudici della prima sezione penale del tribunale di Napoli lo condannano a 5 anni di reclusione per aver “favorito i collegamenti tra i vertici della N.c.o.” e “ripetutamente finanziato” il gruppo camorristico capeggiato da Raffaele Cutolo. Sentenza che non convincerà i giudici della Corte d’Appello e quelli della Cassazione – firmato Corrado Carnevale. Ci sono però i rapporti degli investigatori e le indagini che bollano Luigi Cesaro come “… E’ solito associarsi a pregiudicati di spicco della malavita organizzata operante a Sant’Antimo e dintorni”. E’ il passato che per Cesaro non è mai passato. Lo stesso padrino Cutolo lo tira in ballo di recente parlando con una nipote.

Perché nonostante i tanti guai e vicinanze (c’è la vicenda di Quarto vedi clan Polverino Lusciano vedi clan Bidognetti) entra nelle grazie di Silvio Berlusconi a cui non fa mai mancare la mozzarella e l’ospitalità alla squadra del Milan presso il suo centro sportivo e Hotel a Sant’Antimo quando i rossoneri devono affrontare il Napoli. Giggino ‘a Purpetta piano piano scala il vertice e in Campania in accoppiata – un tempo – con Nicola Cosentino e amici mettono su una macchina del potere per il potere. Ora tra l’ex sottosegretario all’Economia in carcere insieme a due fratelli e Giggino a’ Purpetta i rapporti sono praticamente inesistenti.

Nick ‘o mericano non ha perdonato a Cesaro l’essersi sfilato e lavorato solo per se stesso ovvero la ricandidatura in Parlamento alle ultime elezioni. Sant’Antimo è il feudo. Non si muove foglia senza un cenno dell’onorevole diventato famoso in tutta Italia per i suoi strafalcioni e per un linguaggio incomprensibile nonostante la laurea in giurisprudenza alla Federico II. Misteri della cultura.

Con i fratelli Aniello (amministratore delegato proprio dell’Igea e della Cesaro Group a cui lo scorso maggio la Guardia di Finanza ha sequestrato Beni per un valore di 4,2 milioni di euro), Raffaele, Antimo e Antonio negli anni ha messo su un vero e proprio polo economico. Tante attività che vanno dall’edilizia, agli alberghi, allo sport, alla sanità. Appunto l’Igea, il gioiello di famiglia convenzionato con il servizio nazionale sanitario, considerato un’eccellenza del Mezzogiorno e molto voluto bene dai mezzi dell’informazione. Basti guardare le pagine dei più importanti giornali cartacei e on line per notare la pubblicità fissa dell’Igea. Tutto serve nella vita.

Ora il tritolo. Sarà racket? Oppure qualche amico scontento? O ancora qualcuno che vuole ricordare che gli impegni si mantengono? Chissà. I carabinieri conducono le indagini e non escludono nessuna pista. Da quella della camorra, appunto, a quella di un “dispetto”, a quella della vendetta politica.

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