“Non c’è stata nessuna trattativa con la polizia. Non abbiamo il potere di decidere se la squadra deve giocare o meno”. Dopo gli scontri a Roma nel pre-partita di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, parla Genny ‘a carogna in un’intervista a il Mattino. E dopo alcune ore, il quadro resta confuso: un tifoso partenopeo ricoverato in ospedale in gravissime condizioni, una storia con difficili ricostruzioni e un fiume di polemiche sulla gestione dei disordini. E mentre fa il giro del mondo l’immagine del capo ultras del Napoli che parla con il capitano della sua squadra Hamsik e con la mano sembra fermare la tifoseria, lui smentisce ogni mediazione. “Quelle che sono state scritte sono tutte sciocchezze. Hamsik è venuto da noi solo per rassicurarci sulle condizioni del nostro amico, per dirci che stava meglio, che poteva farcela. Lo stesso messaggio che ci hanno dato le forze dell’ordine. Noi abbiamo parlato con tutti con calma e rispetto, senza minacce o provocazioni. Non c’è stata alcuna trattativa tra la Digos e la curva partenopea sull’opportunità di giocare o meno la partita. Il resto sono invenzioni dei giornalisti”.

Gennaro De Tommaso racconta la sua versione al quotidiano di Napoli e smentisce l’idea che dirigenti della questura e calciatori abbiano mediato con la curva per far iniziare la partita. “Non abbiamo minacciato nessuno e non abbiamo detto di non giocare. Né avremmo avuto il potere per farlo. Noi non possiamo decidere nulla”. Nessuna sfida alle istituzioni, nemmeno in quella maglietta tanto criticata con la scritta “Speziale libero” (in difesa di Antonino, il tifoso condannato per la morte dell’ispettore Raciti): “E’ una richiesta di giustizia, non un’offesa contro una persona”. Il suo pensiero, conclude, va all’ultrà Ciro Esposito, ancora ricoverato in ospedale. “Quello che è successo sabato è inaudito, non era mai accaduto che qualcuno sparasse ai tifosi. Di tutto questo sembra non importare niente a nessuno. Ma a noi sì, a noi interessa. Ed è per questo che abbiamo deciso di rinunciare alla coreografia che avevamo organizzato e che ci era costata quindicimila euro”.

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