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Ferentino, l’Italia che ci piace

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Fare politica vuol dire pensare alla vita delle persone, ai loro problemi e alle loro richieste. Vuol dire cercare quelle alternative che, pur essendo possibili e realizzabili, vengono ignorate quando l’interesse si rivolge lontano dai bisogni dei cittadini e dei territori. Cercare di collegare chi propone soluzioni e chi ne ha necessità, come può essere tra problemi italiani e buone prassi europee già collaudate, per preservare il bene comune.

Faccio un esempio concreto: il problema umano ed economico della Valle del Sacco meravigliosa area storica e naturale della provincia di Frosinone ridotta a terra dei fuochi da una politica predatoria e irresponsabile. In un’area in cui sorgono città come Ferentino ed Anagni, in cui la natura è rigogliosa e generosa, in cui il patrimonio artistico e culturale è di altissimo livello, è stata perseguita negli anni una politica di industrializzazione forzata che ha visto sorgere attività ad alto tasso di inquinamento. Si è aggiunta poi una costante cementificazione e la messa in opera di numerosi siti di smaltimento dei rifiuti, sovradimensionati per le necessità locali. Il risultato è stato un impatto devastante sulla vita della popolazione locale, che si trova ora a convivere con un ambiente fortemente inquinato e tassi di incidenza di patologie superiori alla media. Le persone si ammalano facilmente, le coltivazioni e gli allevamenti sono minati, la vocazione di un’intera provincia stravolta. Questo “modello” di sviluppo avrebbe almeno dovuto permettere agli abitanti di trovare lavoro e godere di un certo sviluppo economico. Non è avvenuto nemmeno questo e una consistente disoccupazione si è aggiunta ai veleni disseminati in questa splendida parte del Paese.

A pagare scelte sbagliate e anacronistiche, là dove si doveva privilegiare il turismo, la produzione agro-alimentare e l’industria innovativa a zero impatto ambientale, sono le persone che vivono nella zona. Alcune di queste si oppongono allo sfruttamento cieco e senza futuro: sono amministratori/trici locali, attivisti/e, cittadini/e che non solo dicono no alla minaccia per la loro vita ma contemporaneamente propongono un piano che è già attuabile e finanziabile, sulla base di progetti già attivati in Europa in analoghe situazioni, come nella Ruhr a Birmingham a Valencia, e oltretutto con fondi già previsti dall’Europa. Sono riuniti in una rete, Retuvasa – Rete tutela della Valle del Sacco, che non si limita a dissentire ma ha già promosso un’alternativa, prospettando già la soluzione che potete vedere e ascoltare direttamente da uno dei loro coordinatori in questo video: 




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Una storia italiana difficile, che ne ricorda molte altre e che si potrebbe trasformare in una nuova storia di progresso e riconquista dei diritti e della dignità. E’ solo necessario che la politica ascolti la voce dei cittadini

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