La mappa degli ospedali classificati in base al numero di obiettori di coscienza per sapere, in un click, a chi rivolgersi per l’interruzione volontaria di gravidanza. E’ questo uno dei tanti progetti delle Wister, le Women for intelligent and smart territories, rete di donne nata da una mailing list personale di Flavia Marzano, esperta di comunità virtuali e gestione di contenuti e docente di Tecnologie per l’amministrazione digitale all’Università La Sapienza di Roma. Cinquecento donne tra geek, comunicatrici, sociologhe, giuriste, imprenditrici che hanno deciso di unirsi per promuovere politiche dell’innovazione, condividere competenze e sostenere start up al femminile. Tra le molte battaglie quelle a favore degli open data e contro il gender digital divide per cui l’Italia è al 71esimo posto secondo i dati Ocse del 2013 dopo l’Uganda e prima dei paesi arabi.

“E’ una battaglia dura, ma non arrabbiata – spiega Flavia Marzano che insieme alle sue “Wister sisters” ha organizzato un contrattacco a colpi di learning meeting, occasioni di formazione gratuita con un linguaggio per donne e taglio pratico. Dopo Roma, Todi, Grosseto, Perugia, Napoli, Venezia, arrivano a Torino il 14 e 15 marzo un incontro incentrato su “opportunità, trappole e seduzioni della rete”. Poi durante l’estate si terranno una palestra per piccole programmatrici, la “Corderdojo a Cagliari e una Summer school a Reggio Emilia per teenager geek. “Gli adolescenti italiani sono quarantesimi per competenze tecniche perché nel nostro Paese cultura significa materie umanistiche a discapito delle scientifiche – spiega Marzano – Un pregiudizio da sfatare”.

I posti del meeting di Roma su Tecnologie digitali e social media sono andati esauriti. C’è la madre che vuole “accompagnare” i figli sui social network, la signora incuriosita dal mondo delle app, la professionista che vuole approfondire la conoscenza dei tool online per promuovere se stessa e la sua attività. “Se bene usati i social sono alleati utili per sottolineare le nostre competenze e un’ottima vetrina per trovare lavoro nell’era 2.0 – spiega Marzano svelando qualche trucco – Per usarli tutti e risparmiare tempo si possono fare cascare le informazioni da un social all’altro, magari da Twitter a Facebook collegato a Linkedin e Google+”.

L’Unione europea ha investito 6-8% del Pil nelle Ict, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Entro il 2015 il settore assorbirà circa 1,7 milioni di lavoratori di cui solo 800mila in Europa. “Se le donne non si attivano e non imparano, rischiano di essere doppiamente discriminate”, afferma Emma Pietrafesa, ricercatrice dell’Inail e comunicatrice. Per lei la tecnologia è una grande alleata della vita femminile, per definizione multitasking, una fucina per internazionalizzare il suo lavoro.

Ma una parte del nostro Paese resta immobile. Da un’indagine Doxa 2013 commissionata dalla Regione Umbria, per esempio, è emerso che il 50% delle imprese non usa internet. Motivo? Perché “non sanno cosa farsene”. “L’innovazione sociale passa dall’innovazione tecnologica – sostiene Sonia Montegiove, programmatrice e contributor di Girlgeeklife.com. Da piccola il padre le ha regalato un IBM PS/1 con un mega di Ram e da allora è innamorata dei computer – Solo formando dei cittadini digitali, questi possono passare dal guardare al fare qualcosa di concreto”.

Fare. Come la mappa interattiva degli ospedali con il numero degli obiettori divisi per struttura. Un progetto che le Wister stanno portando avanti con estrema difficoltà a causa della scarsa collaborazione delle Asl che, nonostante la richiesta ufficiale, non forniscono i numeri “per motivi di privacy”. Ecco perché il 22 febbraio le sisters hanno presentato un video di denuncia per esigere il dato aperto sull’obiezione di coscienza. “Vogliamo anche il dato aperto sulla criminalità. In Usa sono dati disponibili su cui hanno creato delle app che indicano i quartieri meno raccomandabili. Le donne devono farsi avanti. La programmazione non è solo matematica, è creatività. La sfida di risolvere problematica nel modo più semplice e logico. Cosa c’è di più femminile di questo?”.

E le Wister lanciano una proposta: anziché la festa della donna, festeggiare la giornata della donna che si informa, organizzando in ogni città, nel proprio salotto o in una sala pubblica, un incontro per condividere le proprie conoscenze informatiche. “Il primo sarà il 31 maggio – annuncia Marzano – Abbiamo già anche il motto: ‘Unatech. per non avere più mal di tech’”.

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