C’è un uomo che si chiama Antonio Gentile, fa il senatore per il partito di Angelino Alfano, e quando venne diffusa la notizia di un’indagine a carico del figlio, si adoperò per bloccare l’uscita del quotidiano L’Ora della Calabria. Che il giorno dopo non uscì per un provvidenziale guasto alle rotative. Oggi Renzi ha nominato Gentile sottosegretario alle Infrastrutture. E sottosegretario è diventata anche Francesca Barracciu, che due mesi fa era stata scartata dal Pd come candidata alla presidenza della Sardegna, nonostante avesse vinto le primarie del centrosinistra. Il passo indietro della politica sarda era arrivato dopo un incontro con Renzi: fatale era stato il coinvolgimento della democratica nell’inchiesta sulle spese pazze dei gruppi regionali. Oggi è stata portata al governo dallo stesso Renzi, nonostante sia ancora indagata. Impresentabile per le regionali in Sardegna, ma presentabilissima per un posto da sottosegretario alla cultura: uno, nessuno e centomila. 

E che dire di Enrico Costa? Nessuna indagine per il nuovo viceministro della Giustizia, ma un passato trascorso a perorare tutte le leggi ad personam chieste da B., culminato con l’incarico di relatore del Lodo Alfano, il mega scudo giudiziario per le alte cariche dello Stato, che avrebbe dovuto salvare B. dai suoi processi, prima che la Consulta lo bollasse come anticostituzionale. Cosa ci fa un uomo così ai piani alti di via Arenula, gli stessi in cui Renzi voleva piazzare il magistrato antindrangheta Nicola Gratteri, prima di ricevere lo stop di Napolitano? Che tipo di riforma della giustizia ha in mente l’ex sindaco di Firenze? Ma soprattutto: al netto dei discorsi del #cambiaverso, quanto possiamo fidarci del nuovo premier?

C’è un momento in cui le idee politiche, le simpatie aprioristiche e l’italico tifo da stadio, lascia il passo alle opinioni che derivano dalle scelte compiute dai governanti. O Renzi vuole davvero fare le cose che dice (una riforma al mese e via dicendo), trovando poi l’opposizione dei vertici di maggioranza (compreso il suo partito) e del Capo dello Stato, oppure è in malafede: mente, sapendo di mentire. Compiendo poi scelte che sono chiaramente l’esatto contrario di ciò che aveva spergiurato. Delle due, l’una. 

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