Siamo stati sempre sul punto di decidere di diventare autonomi relativamente all’energia e installare gli impianti fotovoltaici sul tetto della nostra villetta. Ma a conti fatti non ci conveniva perché il costo non si ammortizzava con i consumi. Al contrario le casette che mi circondano si sono tutte dotate di pannelli. Ogni tanto vedevo dei funamboli sui tetti, a volte anche rischiando secondo me, per installare le cellette che avrebbero reso indipendenti, da un punto di vista energetico, i proprietari che già prefiguravano di rivendere all’Enel i consumi incamerati. Diciamo la verità non a tutti ha fatto piacere sapere che i nostri consumi in bolletta sono aumentati solo per finanziare chi faceva questa scelta. Sarebbe a dire che chi non ha scelto l’energia solare paga una bolletta più alta per ripianare i finanziamenti di chi invece ha deciso di farla. Giusto o non giusto, ahimè, così funziona questo Paese.

E infatti in questi mesi abbiamo assistito a un vero tira e molla. Si tagliano gli incentivi…no, non si tagliano gli incentivi. Oppure state attenti ai costi bassi, perché adesso ci sono i prodotti cinesi che invadono il mercato su cui cercano di tenere “botta” i produttori che per non perdere il bonus e si fanno quindi una guerra aperta sui costi dell’installazione. L’ultima volta che abbiamo sentito un agente ci sono cadute le braccia quando prospettandoci il pannello per l’acqua calda che andava posizionato a sud, non ci ha saputo dire se e come andava collegato alla caldaia esistente, che invece si trova a nord. E’ rimasto un mistero. Meno male che non ci siamo avventurati….

Ma se questi sono problemi, da qualche giorno però se ne è aggiunto uno nuovo. E non certo secondario. A sorpresa su questo “caldo” tema è calato il fisco. A dir la verità era da tempo che si discuteva se qualificare come beni mobili, in quanto caratterizzati dal requisito dell’amovibilità, gli impianti fotovoltaici. La discussione si è protratta per parecchio tempo. Occorreva dare un significato preciso all’amovibilità o meno del pannello solare. Finalmente l’Agenzia delle Entrate è arrivata alla conclusione. Sono da considerare mobili quegli impianti che possono essere asportati da un punto per essere installati in un altro senza perdere le loro caratteristiche e che l’operazione di spostamento non si presenti antieconomica, vale a dire non comporti oneri gravosi. Insomma tutto ciò per dire che adesso questa struttura da loro definita “centrale elettrica a pannelli fotovoltaici” va accatastata. Gli va data cioè una classe e categoria catastale come un immobile a sé a servizio dell’azienda o della casa. Un opificio. E questo rimette in discussione tutto il valore del bene.

Stessa cosa per chi ha le cellette sul tetto di casa. Per loro non sussiste l’obbligo di accatastamento ma la presentazione di una variazione per rideterminare una nuova rendita catastale….e quindi un nuova base imponibile, e quindi una nuova Imu e una nuova Tasi. Ma ecco la buona notizia. La Tari, la nuova tariffa rifiuti che si basa sul calpestabile…è salva. Nel senso che è uguale a quella dell’anno precedente. Ma questo non esime dall’altra domanda che riguarda proprio i rifiuti. Quando finiranno di produrre questi impianti, dove e come verranno smaltiti? Con quali costi? E soprattutto…. chi pagherà? Io lo vorrei sapere fin da ora.

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