“Tu sei di Palermo, avrai amici mafiosi, no?”. E per rispondere a questo falso mito che è nato il film di Pif La mafia uccide solo d’estate. A dircelo è stato lui stesso ieri sera, in una gremitissima sala della Camera del Lavoro di Milano.

E’ dal 2000, quando Pierfrancesco Diliberto si è trasferito a Milano per il programma Le Iene, che gli viene posta questa domanda. E lui nel frattempo se ne poneva un’altra: “Com’è che sono nato in una città in piena guerra di mafia e non ho avuto conseguenze?” La risposta è triste ed amara allo stesso tempo. Il fatto è che a Palermo, in quegli anni, si pensava che finché si ammazzavano tra di loro, e non c’era pericolo per i cittadini “buoni”, non c’erano problemi. Poi sono arrivati lo stesso.

“Abbiamo lasciato soli coloro che hanno pensato che la mafia era pericolosa anche per noi”, ci dice Pif. E così ci sono volute le grandi stragi di Capaci e via D’Amelio, una dopo l’altra, perché si prendessero provvedimenti, perché lo Stato facesse dei passi avanti per la lotta alla mafia.

Ed oggi? Oggi quando pensiamo a Falcone e Borsellino, come dei miti “allontaniamo la nostra responsabilità, invece la nostra forza è che non avevano i super poteri. Erano persone come noi e la loro forza sta nel fatto che anche io posso essere Giovanni Falcone”.

Discorso trito e ritrito, forse, quel discorso secondo il quale la mafia la sconfiggiamo solo se tutti noi facciamo il proprio dovere, ma non è mai retorica. Non lo è in questo film che ti fa ridere per tutto il tempo e alla fine emozionare, venire la pelle d’oca, piangere di fronte alla storia del nostro Paese: “Questo film fa rivivere la storia di Palermo che lotta contro la sua storia”, dirà Nando Dalla Chiesa, anche lui presente alla proiezione del film che conferma: “per sconfiggere la mafia dobbiamo avere il coraggio di lottare contro la nostra storia”. Una storia che Pif, attraverso il suo film, è riuscito a raccontare affrontando il tema della mafia e dell’antimafia “senza un briciolo di vergogna”, commenterà alla fine il magistrato Armando Spataro, moderatore dell’incontro.

E da ieri sera allora abbiamo un compito in più: non solo combatterla, ma evitare che si ripeta, la storia

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