Rimangono incagliati da qualche parte nel mare. I sogni sono lo specchio andato in frantumi che ne moltiplica i frammenti. Pezzi di storia aguzza nascosti dalla sabbia. I sogni dei migranti  inseguono chi li ha confezionati e si incollano lacrime negli ochi. Si tramandano come perle preziose che nessuno trova più. Sono scritti col carbone sulle pareti delle celle dei detenuti. Sfiorano le mani di chi li raccoglie senza spezzarli. Sono impolverati per la tristezza del tradimento avvenuto alle frontiere. Le rotte dei migranti sono tenute insieme dai fili del destino. Piangono di nascosto come fanno gli uomini per la vergogna. Si fidano solo di chi tace le risposte.

Si trovano in sacchi smarriti alla dogana o requisiti per pagarsi il viaggio. I sogni sono ricattati e buttati alle immondizie come bambole di pezza. Assassinati dall’indifferenza e dal rimorso di aver smesso di contarli. Ostaggi delle politiche di esclusione e di compravendita. Passano tra le sbarre e si mettono in fila per il buono mensa. I sogni sono torturati dall’inedia e dalla colpevolezza. Sul pavimento di Lampedusa e tra le ditte di appalto. Incarcerati dalle biometrie della sorte e dalle istituzioni totali. Sogni trafugati e suggeriti al vicino di giaciglio. Sogni senza passato e con il visa del futuro. Le impronte vengono prese per ricattare l’identità. I sogni evadono i controlli del tempo.

I sogni scrivono la storia e la tradiscono. Sono bocche cucite col filo e ferite al costato. I sogni inseguono chi non li cerca. Si infiltrano tra i camion e questo li rende mobili come la notte. Cavalcano le utopie e non arrivano quasi mai a destinazione. Si chiamano con nomi immaginari per imbrogliare le compagnie funerarie. Vengono trattati come appestati e messi al bando dalla civiltà. Circondati da fili spinati e tenuti a bada dalle milizie dell’economia. I sogni non si vendono a nessuno e al massimo si imprestano per un tempo limitato. Non fanno parte del prodotto interno lordo e neppure delle statistiche sui diritti umani. I sogni sono rapiti e nessuno ne chiede il riscatto. 

Non è vero che sognare non costa nulla. Basta domandarlo a loro e ai discepoli del mondo nuovo. All’inizio c’è sempre un sogno che aggira le barriere della storia. Si perderebbe tra l’indifferenza generale non fosse per loro. I cacciatori di sogni si avventurano nelle savane e nei mari delle geografie politiche. Passano invisibili muri e vengono scortati fino all’uscita. Sono sogni clandestini e senza la carta di soggiorno non avranno la cittadinanza. Trafugati da barconi e da corriere che si beffano delle frontiere doganali. Incapaci di modellarsi sul sistema normalizzato delle ipocrisie economiche. Sogni non produttivi che si resistono a diventare merci vendibili sul mercato.

Indifesi come gli occhi di un bambino. I sogni mettono radici dove c’è un profumo di terra umana. Seccano invece quando nascono all’ombra dei cedri e delle quercie ideologiche. Persino le religioni li temono perché non sono arruolabili per il servizio militare volontario. Sono reticenti anche a prestarsi per un contratto di lavoro nella società civile. Cercano lavoro nell’informale e raccolgono gli ortaggi dell’economia sommersa. Scrivono messaggi sui telefonini e parlano della bella vita che fanno da quando sono arrivati. I sogni non hanno imparato a nuotare nei mari del Sud. Lasciano la loro eredità scritta in bottiglie abbandonate appena prima del naufragio.

Sovversivi come gli sguardi innamorati degli amanti. I sogni scivolano tra le dita dell’inganno che colpisce l’immaginario. Inventano nuovi paesaggi senza reti metalliche e centri di espulsione. Sono perfettamente inutili come un bacio sulle labbra. Pericolosi come coloro che non hanno più nulla da perdere. I sogni dormono poco e quando lo fanno è per svegliare l’aurora. Sanno dimenticare l’effimero e si attaccano a quello che nasce di nuovo. Non si spaventano delle sconfitte e vivono di precarie vittorie sulla mediocrità. Sono sogni irregolari perché si accontentano delle poche righe della cronaca che li riguarda. Clandestini perché invitati a mangiare insieme il pranzo di Natale.

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