Per un ambientalista radicale, l’uomo sulla terra dovrebbe incidere il meno possibile. Io ricordo un bellissimo manifesto del Club Alpino Italiano di una quarantina di anni fa che, mostrando un bivacco di legno in montagna immerso nella neve, affermava “ricordati di non lasciare traccia del tuo passaggio”. Estrapolata da quel contesto, per me questa frase, che mi ha sempre affascinato, dovrebbe essere applicata, in quanto ovviamente possibile, a ogni attività umana. In quanto ovviamente possibile, perché già solo per il fatto di essere qui, di doverci alimentare, un qualche segno dobbiamo pure lasciarlo, come ogni altro essere vivente. Ma quello che purtroppo lascia l’uomo oggi, e soprattutto dalla nascita della industrializzazione, è un segno che di naturale, di compatibile con l’ambiente in cui vive, non ha nulla. Legambiente si era inventata la locuzione giustissima di vivere degli interessi senza intaccare il capitale. La nostra impronta ecologica e l’overshoot day sono lì a sottolineare pesantemente che non è così che ci comportiamo.

Ma anche ragionando per assurdo senza tenere conto dei danni indotti dalla rivoluzione industriale, già solo il numero di noi bipedi sull’orbe terracqueo crea disordine e anche solo per le funzioni naturali cui assolviamo. Feci e urina di miliardi di persone sono già di per sé un problema non da poco da risolvere. Io ricordo bene quando ero bimbo e andavo spesso a nuotare davanti all’isola di Bergeggi, in un paesaggio allora ancora abbastanza intatto, che era usuale, se c’era vento di scirocco, nuotare letteralmente nella merda perché le fognature semplicemente scaricavano al largo della costa, e con il vento che spirava da sud tornavano bellamente a riva. Oggi almeno lì questo problema non c’è più, posto che i depuratori assolvono alla loro funzione (quando funzionano). Ma i depuratori non ci sono dappertutto e poi essi operano con costi non indifferenti e come se i nostri escrementi fossero un rifiuto. Ma sono essi davvero tale?

Il concetto di rifiuto non è univoco per tutte le culture e per tutte le epoche. E inoltre ciò che oggi è considerato rifiuto, in altre epoche era risorsa, e potrebbe anche ridiventarlo. Nell’epoca industriale, per quanto riguarda gli escrementi, una data storica, è costituita dall’estate del 1858 a Londra, dove, a causa dell’eccezionale calore, si sviluppò quella che fu definita “la grande puzza”, che generò gravi problemi sanitari e indusse la metropoli a dotarsi del sistema fognario. Data storica per designare gli escrementi come rifiuti da spazzare via, nella specie, nel Tamigi e poi al mare. Eppure allora non dimentichiamo che esistevano delle persone che delle cacche dei cittadini londinesi facevano commercio. Essi  rimuovevano rifiuti umani e animali dalle case di Londra e dalle aziende agricole fuori città, per usarli come concime. Del resto, se ci spostiamo dall’Occidente all’Oriente, vediamo che per ben 4000 anni, gli escrementi e l’urina umani sono stati considerati prodotti commerciali di grande valore in Cina, in Corea e in Giappone. Gli escrementi umani venivano trasportati con le barche su reti di canali appositamente progettati e utilizzati come fertilizzanti nei campi agricoli. Così l’Oriente riusciva a sfamare una popolazione di grandi dimensioni senza inquinare l’acqua potabile.

Oggi è già acquisito il concetto di ricavare biogas dagli allevamenti, ma fa ancora fatica a farsi strada quello di riutilizzare la nostra cacca e la nostra pipì. Anche se gli esempi non mancano. All’inizio di questo mese Waternet, la società che si occupa di acque ad Amsterdam, ha installato uno schieramento di gabinetti provvisori in Place de la Bourse. I passanti sono invitati a fare una donazione: dalla loro urina verrà ricavata la struvite, un fosfato idrato di ammonio e magnesio usato come fertilizzante in agricoltura. E sempre Waternet ha iniziato in settembre a costruire un impianto per estrarre fosfati dalle acque di scarico provenienti dalle case di Amsterdam. L’entrata in funzione è prevista per l’anno prossimo; ci sarà anche un punto di raccolta di urina. Si calcola che dagli scarichi di un milione di abitanti sarebbe possibile estrarre ogni anno mille tonnellate di fertilizzante.

Nel sud-est dell’Inghilterra, nella cittadina di Didcot 200 abitazioni sono riscaldate con il gas derivante dagli escrementi umani. Pare che il progetto pilota funzioni e verrà esteso ad altre realtà. Ma in generale in tutto il mondo si studia come non gettare via questa preziosa risorsa costituita dall’escremento umano: dall’auto che va a cacca, al wc che trasforma la cacca in energia, alla cacca che diventa addirittura idrogeno. Non sono un fanatico delle tecnologie, ma l’idea che dell’uomo non si butti via niente mi piace.

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