Svelato il “mistero” dei manifesti de L’Ulivo a Bologna. Dietro alla campagna c’è Pippo Civati, candidato alla segreteria del Pd. Pochi giorni fa, sui muri della città erano comparsi cartelloni identici a quelli affissi nel 1996, durante la corsa che portò Romano Prodi a diventare vincere le elezioni politiche come leader del centrosinistra. A rivelare l’origine dell’iniziativa, è stata una seconda serie di manifesti che hanno tappezzato Bologna: stavolta, però, lo slogan faceva luce sul “mandante” dell’operazione: “Civati. Il nuovo che unisce”.

Il candidato segretario sarà nel capoluogo emiliano il primo dicembre per una tappa importante della sua campagna in vista delle primarie. L’appuntamento prevede un’iniziativa a partire dalle 16 nel locale Estragon, seguita dall’incontro con Civati e dal concerto rock, gratuito, del gruppo Marta Sui Tubi. La campagna dei manifesti dell’Ulivo “rivisitati” è stata fatta “con gli stessi creativi che avevano ideato quella dell’Ulivo di Romano Prodi”, ha spiegato Elly Schlein, sostenitrice di Civati ed esponente del movimento Occupy Pd. “Tecnicamente è una pubblicità comparativa e non abbiamo avuto problemi con il logo: per il primo manifesto identico abbiamo usato la fotografia di un muro su cui era affisso”. Alle polemiche sui costi della campagna, il coordinatore dei “civatiani” di Bologna, Filippo Taddei, ha risposto mostrando le fatture intestate all’associazione che gestisce la campagna congressuale. “Dei 72.170 euro raccolti dal sito di Civati – ha detto – 4.100 euro più Iva sono stati usati per questa campagna”.

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