Ancora una puntata della querelle interna a Scelta Civica. Il gruppo al Senato si spacca sulle dimissioni del capogruppo Gianluca Susta. Prova di forza dei “popolari” di Mario Mauro, che hanno votato a maggioranza per accettare il passo indietro del senatore “montiano”. L’ennesimo scontro tra le due anime del movimento avviene proprio nel giorno in cui l’ex premier ha confermato di non volere abbandonare la compagine di Sc a Palazzo Madama. “Sono lieto di continuare a far parte, come senatore a vita, del Gruppo di Scelta Civica al Senato“, ha scritto Mario Monti in una lettera indirizzata ad Alberto Bombassei, Benedetto Della Vedova e Gianluca Susta. Ma il Professore non intende fare marcia indietro sulle sue dimissioni da presidente di Scelta Civica, rese inevitabili, a suo dire, “dall’emergere di nuove leadership” all’interno del movimento.

Il passo indietro di Mario Monti aveva aperto un caso all’interno del partito. Il Professore aveva attaccato quanto avevano “tradito l’ispirazione di un partito che loro mi hanno chiesto di formare anche per portarli o riportarli in Parlamento”. E non si era fatta attendere la risposta del diretto interessato, Pierferdinando Casini: “Le sue accuse sono ridicole”. L’ultima puntata della vicenda, il divorzio proprio dall’Udc dell’ex presidente della Camera. Ora, l’ennesimo scontro tra le due anime del partito.

Nella riunione del gruppo di Scelta Civica al Senato, è sono i “popolari” di Mauro ad avere la meglio. Undici senatori su 18 hanno votato per accogliere le dimissioni del capogruppo “montiano” Gianluca Susta: il suo successore sarà scelto settimana prossima. Il documento prevedeva altri due punti: il primo punto, votato all’unanimità, ribadisce il sostegno al governo Letta. L’altro punto, votato solo dagli undici “popolari”, sancisce invece l’unitarietà del gruppo, andando contro la decisione del comitato direttivo che aveva decretato la “scissione” dall’Udc. Il voto ha subito fatto riesplodere le tensioni interne al movimento. Per il “montiano” Benedetto Della Vedova, “il ministro Mauro e gli altri senatori eletti in Scelta Civica hanno deciso di dimettere frettolosamente il capogruppo Susta e di prendere una decisione diametralmente opposta a quella deliberata negli organi statutari Sc”, cioè di non separarsi dall’Udc. Questo avrebbe dato corpo “all’ipotesi politica di avvicinamento non già al partito popolare europeo in Europa ma, ineluttabilmente, al centrodestra berlusconiano in Italia”. Un’ipotesi già circolata nei giorni scorsi: i “popolari” di Mauro e Casini sarebbero pronti a votare contro la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore.

E mentre continuano le lotte interne al movimento, il presidente dimissionario fa sapere di non volere rinunciare a un ruolo nella squadra di Palazzo Madama. “Nell’Assemblea di Scelta Civica di ieri 23 ottobre, i senatori, deputati e coordinatori regionali, pur avendo ben compreso e condiviso le ragioni che mi hanno indotto a rassegnare le dimissioni da presidente di Scelta Civica, mi hanno rivolto un pressante invito a riconsiderare tale decisione. Ho vivamente apprezzato questa rinnovata e calda manifestazione di fiducia”, ha scritto Mario Monti. Che torna ad attaccare i suoi ex alleati: “Non ritengo tuttavia di potere recedere dalle dimissioni, attraverso le quali ho inteso anche favorire il consolidarsi e l’emergere di nuove leadership in Scelta Civica ed evitare che il nostro movimento avesse a soffrire degli attacchi mossi alla mia persona da parte di alcuni Parlamentari eletti nella coalizione che mi era stato chiesto di guidare”. E lancia l’ultimo affondo: bisogna “evitare che un grigiore indistinto delle posizioni, forse sinceramente ispirate ad un senso di responsabilità e di stabilità ma, temo, con uno sguardo un po’ corto, freni l’opera ormai urgente di trasformazione dell’Italia, senza la quale cadremmo davvero nel populismo e in una devastante instabilità”.

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