Come aveva detto Daniele Luttazzi, ben prima della condanna definitiva per frode fiscale, suscitando un’ilarità che oggi appare sempre più immotivata, “per Silvio Berlusconi il codice penale è un catalogo di opzioni”.

Secondo quello che viene giornalisticamente definito “il cerchio che si stringe”, e da palazzo Grazioli “l’assedio mediatico” in vista della decadenza,  il fascicolo dell’inchiesta Ruby-ter  sta per aprirsi con l’iscrizione nel registro degli indagati del plotone dei testimoni a difesa, destinatari di consistenti “benefit” di varia natura e dei presunti registi di un’indagine difensiva molto sui generis.   

A dicembre, perciò, dopo il deposito delle motivazioni del processo Ruby e del Ruby-bis,  si apre una nuova inchiesta che potrebbe portare nuovamente in aula una schiera di Olgettine a libro paga, inclusa la stessa Ruby, che hanno recitatato il copione delle cene eleganti nel processo in cui Berlusconi è stato condannato in primo grado per concussione e prostituzione minorile a sette anni, ma non più come testimoni bensì come imputate di falsa testimonianza.

Mentre Berlusconi con i suoi avvocati-legislatori Niccolò Ghedini e Piero Longo dovrà rispondere di una serie di reati che vanno dalla corruzione in atti giudiziari alla subornazione di testimoni e/o  all’induzione a rilasciare false dichiarazioni.

Forse possono sembrare accuse nemmeno tanto eclatanti per il curriculum giudiziario dell’ex presidente del Consiglio che si vanta di essere stato il più longevo di tutta la storia repubblicana.  

Però, se saranno provate, ci descrivono un quadro post “cene eleganti” se possibile ancora più inquietante e squalificante della lap dance con le suore in perizoma e la statuetta di Priapo omaggiata dalle ragazze.

In questo caso per coprire il reato principale, che poi sarebbe la concussione più ancora della prostituzione minorile, l’inquisito insieme ad altri due rappresentanti di funzioni pubbliche, vincolati dalla Costituzione ad “adempierle con disciplina ed onore”, avrebbe organizzato un sistema tentacolare di corruzione in atti giudiziari con sede ad Arcore, a fianco della sala del Bunga-Bunga.

E’ qui che Ghedini coadiuvato da Longo avrebbe ricevuto le Olgettine per raccogliere le dichiarazioni “spontanee” che saranno il perno della sua inchiesta difensiva e preparato i verbali ritrovati sparsi nelle case delle ragazze siglati dai legali e non ancora sottoscritti dalle interessate.

 All’indomani dell’avviso di garanzia il presidente in carica chiama a raccolta con i giureconsulti la platea delle testimoni tra cui Ruby che in quei giorni confida ad una amica le raccomandazioni di B. “se ti fingi  pazza ti coprirò d’oro”. Ed è la stessa che durante il processo, leggendo il copione secondo la stategia difensiva concordata, inscenerà con la voce rotta davanti al palazzo di giustizia di Milano la performance teleguidata più vergognosa di tutta la sua carriera contro i magistrati che l’hanno “usata” per colpire il suo benefattore.

Lo strumento delle indagini difensive, introdotto per dotare la difesa dei mezzi di ricerca della prova di cui era titolare solo il Pm (per chi se le può permettere, ovviamente) se le ipotesi accusatorie si riveleranno fondate, sarebbe stato piegato a bieche manovre di occultamento della verità grazie ad  un’operazione orchestrata con mezzi economicamente illimitati e con rodate capacità delinquenziali da un terzetto inconcepibile fuori dal recinto di questa sottospecie di paese.  

Il protagonista tiene sempre in scacco il paese e al guinzaglio il governo di cui è il dominus più o meno occulto; i suoi difensori sono sempre legislatori, emblemi di un conflitto di interessi  senza fine e molto assenteisti in parlamento se non devono legiferare a favore del loro cliente  perché hanno ben altro da fare; e il giorno della decadenza, come era facile prevedere,  si è  allontanato.  

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