Assolti Silvio Scaglia e Stefano Mazzitelli, condannato a 15 anni, invece, Gennaro Mokbel. Complessivamente dalla sentenza del Tribunale di Roma sul caso del maxi riciclaggio Telecom Italia Sparkle- Fastweb da 2 miliardi di euro sono uscite sette assoluzioni e diverse condanne. Insieme al fondatore di Fastweb  e all’ex amministratore delgato di Telecom Sparkle sono stati assolti Antonio Catanzariti, Massimo Comito, Roberto Contin, Manlio Denaro e Silvio Fanella.

Tra i condannati, invece, oltre a Mokbel c’è la moglie Giorgia Ricci (8 anni), l’ex dirigente della Guardia di Finanza Luca Berriola che ha avuto 7 anni, l’avvocato Paolo Colosimo, già inciampato nelle vicende giudiziarie di Danilo Coppola, 5 anni e 4 mesi, mentre Carlo Focarelli, considerato ideatore del riciclaggio, ha avuto 11 anni.

L’inchiesta, condotta dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dai sostituti Giovanni Bombardieri e Francesca Passaniti, faceva riferimento ad una Frode Carosello che ha visto coinvolti gli ex vertici dirigenziali di Fastweb e Telecom Italia Sparkle. Secondo quanto scritto nell’ordinanza di arresto la truffa consisteva nel creare “ingenti poste passive di bilancio dovute alle apparenti uscite di centinaia di milioni di euro in favore di società cartiere. Le ingenti somme di denaro apparentemente spese per pagare l’Iva in favore delle cartiere consentivano a Fastweb e Tis di realizzare fondi neri per enormi valori”. Un movimento che però, “serviva solo a utilizzare liberamente il denaro incassato attraverso il pagamento dell’Iva versata dai clienti di Fastweb e Telecom Italia Sparkle e che non era mai stato versato all’erario”. Per i 18 condannati il collegio ha stabilito che risarciscano le parti civili: l’entità del risarcimento sarà però stabilita dal tribunale civile.

“E’ finito un incubo”, ha commentato Scaglia. Arrestato nel febbraio del 2010 per associazione per delinquere finalizzata all’evasione fiscale, l’ex patron di Fastweb era tornato in libertà dopo un anno tra carcere e domiciliari. Oggi l’assoluzione, a seconda dei capi di imputazione, per non aver commesso il fatto e perché il fatto non costituisce reato. “E’ stata una battaglia durissima – ha dichiarato Scaglia uscendo dal tribunale – che non doveva neanche iniziare. Un pensiero va alle tante persone che soffrono in carcere ingiustizie simili. Sono contento di aver avuto fiducia nella giustizia fino in fondo”.

Il tribunale è stato in camera di consiglio 9 ore per stabilire la fondatezza delle accuse che andavano dall’associazione per delinquere transnazionale pluriaggravata finalizzata la riciclaggio, all’intestazione fittizia di beni, all’evasione fiscale, al reimpiego di proventi illeciti nonchè di molti altri delitti contro la pubblica amministrazione. Ad essere riconosciuti colpevoli sono stati alla fine del giudizio il gruppo ricollegabile quasi completamente alle posizioni di Mokbel. L’indagine era scaturita da una serie di accertamenti svolti dai Ros e dal nucleo speciale di polizia valutaria. L’operazione denominata Broker aveva avuto sviluppi in Lazio, Toscana, Umbria, Lombardia e Calabria. Indagini anche all’estero tramite il servizio di cooperazione internazionale di polizia. Le indagini tra l’altro avevano accertato come i capitali illegali riciclati attraverso un sofisticato circuito internazionale finanziario e bancario provenissero da una serie di operazioni commerciali fittizie di acquisto e vendita di servizi di interconnessione telefonica internazionale.

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