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Service tax, genitore 1 e 2: ‘tutto cambi perché nulla cambi’?

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Quando mi sono laureato in medicina nel 1982, i Manicomi avevano assunto il nome di Ospedali Psichiatrici. Con le varie riforme che da allora si sono determinate, si è passati alle seguenti denominazioni: Clinica Psichiatrica, Servizio Diagnosi e Cura, Centro Psico Diagnostico, Servizio Igiene Mentale e Assistenza Psichiatrica, Servizio Salute Mentale. Emerge in queste progressive ridefinizioni una sorta di vergogna rispetto alla denominazione psichiatrica fino a edulcorarla attraverso terminologie astruse che vogliono nascondere l’idea della gravità della malattia. E’ chiaro il tentativo di ridurre la stigmatizzazione sociale che si nasconde dietro alla parola che, al di la del suo significato, assume un significante angosciante. Purtroppo, a dispetto della solerzia dei burocrati che hanno attuato tutte queste ridefinizioni, la malattia mentale psichiatrica continua a esistere.

Mi pare che questa smania di ridefinire per nascondere i problemi sotto il tappeto emerga anche in recenti cambiamenti di definizione proposti.

Invece che Imposta Comunale Immobili (Ici), Imposta Mobiliare Unica (Imu) poi service tax.

Invece che padre e madre i nuovi termini di ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’.

Invece che puttana, prostituta e poi escort.

Purtroppo la realtà tende pervicacemente a riemergere per cui credo che, dopo un breve periodo, la service tax sarà percepita come una tassa sulla casa e la escort come una persona che vende sesso per denaro.

Se la discriminazione rimarrà nelle menti dei compagni di classe non aiuterà molto usare terminologie diverse per definire i genitori omosessuali.

Quello che mi lascia perplesso è il costo in termini di tempo, di impegno, di banale riscrittura dei moduli e delle targhe. Vergognarsi delle parole e nascondersi dietro nuove definizione appare molto infantile.

Secondo i lettori vale la pena attuare queste ridefinizioni secondo il motto: “Tutto cambi perché nulla cambi”?

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