Auguri maestro
È seduto malmostoso alla tea room di Charlie. Sulla Promenade di Gstaad. Si appropinqua Olimpia Pallavicino, aristocratica di antico lignaggio, fotografa di scena, fresca di vernice losangelina del documentario “Hand made cinema” girato dal regista Guido Torlonia sulle eccellenze del nostro cinema. E gli sussurra: “Lei è un genio”. “Grazie, lo so”, la risposta. Il genio finito spesso sulla graticola è Roman Polanski, 80 anni appena compiuti. Annidato nella poltrona, sembra ancora più minuto. Con quella faccia da folletto furbo, sorride e ringrazia, non una parola di più. Quello che aveva da dire, scampato per un pelo ad Auschwitz, accuse di violenza carnale, arresto e altro, lo ha già detto nel suo film autobiografico uscito di recente. E per il suo compleanno niente autocelebrazioni. Ha festeggiato solo, soletto in famiglia.

Il bluff dei summer camp
Il figlio di un’amica, Federico, ritorna dal Summer Camp Explo di Yale, prestigiosa università americana, l’imponente costruzione ricorda una cattedrale. La mattina si studiano materie affini all’economia e il pomeriggio si fa sport. Soggiorno di durata minima tre settimane. Costo: l’equivalente di tre anni di tasse universitarie in Italia. “Almeno a insegnare fossero gli ultratitolati professori di Yale. Manco per niente. Sono ragazzi neolaureati appena usciti dall’età di tempeste ormonali”, allarga le braccia sconsolata la mia amica. Oltre al bluff arriva la beffa. Il figlio cambia il corso “Introduction to business” (“troppo palloso”, dice lui) nel più ganzo “DJing”, ovvero l’arte di sparare musica spaccatimpani. Insomma: sounds and beats invece del confronto sui massimi sistemi, una consolle high tech al posto della cattedra obsoleta. E scoppia lo psicodramma. La mia amica è furiosa. Risposta secca del figlio: “Guarda che David Guetta, Bob Sinclair e gli Swedish House Mafia guadagnano più dei banchieri e figurano nelle classifiche dei paperoni planetari.” Vado a curiosare su Youtube: folle osannanti li ricevono in tutto il mondo mentre scendono dagli elicotteri come scendessero dalle stelle. Forse ha ragione il ragazzo.

Toy boy – 1
Fisico palestrato e tartaruga ultrapiatta, quoziente intellettuale ancora da provare. Sono questi i requisiti richiesti per aspirare alle grazie di Barbara Berlusconi, donna dalle forme decisamente più morbide che dal padre ha ereditato la stessa volubilità sentimentale. Scaricato Pato, il fuoriclasse del Milan, l’ultimo sirenetto si chiama Lorenzo Guerrieri, di qualche anno più giovane di lei. Studia economia ma per il momento fa il barman. Altra professione di tendenza.

Toy boy – 2
La giovane sposa si chiama Myriam Beltrami ed è certamente una trend-setter. Ha inventato: oltre al Raya di Panarea, la vacanza zen quando ancora erano di moda Rimini e Riccione, la cucina bio mentre ancora ci si rimpinzava di patatine fritte da McDonald’s e il toy-boy quando proprio non si sapeva che cosa fosse. Il suo, però, se l’è tenuto e se l’è persino sposato. La giovane sposa ha da poco passato l’ottantina e il suo lui, Robert, un vichingo alto e biondo, ha 32 anni meno di lei. E non stanno mica insieme da ieri. Il colpo di fulmine (se colpo di fulmine è stato) avvenne una trentina d’anni fa. Chimiche sofisticate? Sentimenti sublimati? Edipo inossidabile? Chissà…

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