La Cina è un paese difficile, persino per i giganti mondiali del credito. Così è sempre bene avere un qualche aggancio, se è un parente è ancora meglio, con il Politburo: mantenere un rapporto privilegiato con un guan er dai o un guan san dai, un figlio o un nipote di un alto ufficiale di governo, aiuta a muovere i fili giusti del complicato sistema cinese. E allora dai ad assumere i rampolli dei semidei della politica di Pechino, pratica che ha portato la Securities and Exchange Commission (la Consob statunitense) ad aprire un’inchiesta su JP Morgan. Ma la lista delle banche Usa che assumono figli, nuore e generi di politici, alti funzionari e banchieri cinesi per facilitare le operazioni nel paese è lunga. Una consuetudine cui non sono estranee gli istituti europei. Deutsche Bank, Bnp Paribas e Credit Suisse in testa.

Il network è fittissimo. Ai piani alti di Bank of America di parentele altisonanti ce ne sono diverse. Margaret Ren, nuora dell’ex leader del partito comunista cinese Zhao Ziyang, dal 2012 è presidente di Bank of America Merryl Lynch in Cina, ma in passato era stata dirigente anche in Citigroup (2003) e in Bnp Paribas, come capo delle operazioni finanziarie all’ombra della grande muraglia dal 2009 al 2012. Prima ancora, Wilson Feng, genero di Wu Bangguo, ex numero 2 del partito, era a capo dell’investment banking team di Merryl Lynch in terra d’oriente, mentre anche Janice Hu, nipotina di Hu Yaobang, ex capo del partito, ha timbrato il cartellino con la banca statunitense prima di diventare dirigente in Credit Suisse.

Investire in un fondo in cui un rampollo ha un posto di primo piano è uno dei modi migliori per avere una copertura e cominciare a fare affari in Cina. Così fino al 2011 Morgan Stanley controllava il 34% di China International Capital Corp., la prima banca d’investimento del paese, il cui presidente è Levin Zhu, che di formazione è un meteorologo, ma è anche figlio dell’ex premier Zhu Rongji. Se Zhicheng Jiang, nipote laureato in Economia a Harvard dell’ex presidente Jiang Zemin, ha lavorato nello staff del Direct Private Investing di Goldman Sachs, Li Wangzhi, figlio di Bo Xilai (ex capo del partito Chongqing, il cui processo per corruzione inizierà questa settimana), è entrato in Citigroup immediatamente dopo il master alla Columbia University.

Finora nel mirino della Sec è finita solo Jp Morgan: la banca avrebbe assunto Tang Xiaoning, figlio di un ex dirigente dell’Autorità cinese sui controlli bancari, diventato nel frattempo presidente del China Everbright Group, conglomerata pubblica dalla quale Jp Morgan, dopo l’assunzione, avrebbe ricevuto importanti incarichi, tra cui la consulenza per l’emissione azionaria di una controllata. Gli uffici della banca a Hong Kong avrebbero anche assunto Zhang Xixi, figlia di un pezzo grosso delle ferrovie di Stato, ottenendo la consulenza sul debutto in Borsa della compagnia, operazione da 5 miliardi di dollari.

Ma la parentopoli cinese non rimane confinata all’altra sponda dell’oceano Atlantico. Anche in Europa i casi non mancano. La figlia di Wang Yang, governatore della provincia del Guandong e vicepremier, si è costruita una carriera negli uffici di Hong Kong della Deutsche Bank. Che figura anche tra gli investitori di New Horizon Capital, società di private equity fondata da Winston, figlio dell’ex premier Wen Jiabao. Credit Suisse, invece, vanta a capo del proprio China Investment Banking Department Janice Hu, nipote dell’ex capo del partito comunista. Ma in passato l’istituto svizzero ha avuto sul proprio libro paga anche  Wen Ruchun, misteriosa figlia di Wen Jiabao, assunta dopo gli studi compiuti negli Usa a metà degli anni ’90.

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