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Cervelli in fuga dall’Italia? C’è anche chi dice no

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“Io sono una persona normale. Normalissima. E voglio restare qui, in Italia. Voglio continuare a lavorare come copy freelance, senza rinunciare al ticchettio frenetico delle dita sulla tastiera”. Mi ha molto colpito questo post che ho letto in rete. L’ha scritto sul suo blog Riccardo Esposito, di fatto in risposta ad un altro post scritto da Francesco Piccinini su Fanpage.it: Piccinini aveva suggerito ai ventenni di andare via dall’Italia. Invece Riccardo Esposito dice di no, vuole restare qui.

Coraggio nel restare o codardia nel partire? Cosa c’è dietro al messaggio di Riccardo e nelle storie di tanti giovani e meno giovani che decidono di restare in Italia? Una risposta univoca è difficile da dare, ogni storia ha le sue sfumature, ma credo ci sia la voglia di darsi da fare, nonostante tutto. Nonostante un Paese imbalsamato da caste e baronati, nonostante un’economia ingessata nel fare impresa e nel fare politica, nonostante la difficoltà di cercare nuove strade per un welfare che ormai non dà risposte esaurienti.

E’ tutta una storia di vuoti e di pieni. Secondo una recente indagine negli ultimi dieci anni hanno lasciato l’Italia 316mila cervelli, cioè giovani tra i 25 e i 37 anni muniti di laurea e con ambizioni professionali di alto profilo. Il primo Paese verso cui si guarda è la Germania, a seguire Inghilterra, Francia e Stati Uniti. 

Ho scovato la lettera di Riccardo preparando la puntata settimanale di Penelope su Rai.tv, ma in realtà l’argomento lo avevo già affrontato anche su questo blog, raccontando le avventure imprenditoriali di chi aveva scelto di restare in Italia. Oggi penso a Giuseppe Mastrodomenico, viticoltore lucano. Giuseppe ama la sua terra e ha scelto di fare impresa qui, innovando. “Dalla produzione al marketing tutto è sviluppato in un’ottica cloud per aver sempre e ovunque il quadro completo della situazione”, mi ha raccontato. Non solo impresa ma turismo etico, realizzato giorno dopo giorno nella terra siciliana da Francesca Vannini e dai ragazzi di Addio Pizzo: hanno realizzato una mappatura di tutte le strutture che si battono per la legalità.  Il loro progetto si chiama “Addio Pizzo Travel”: consente di conoscere i luoghi siciliani che combattono il pizzo e permette ai turisti in visita di scegliere quei locali, ostelli, strutture anti-mafia.

Ecco, allora credo che non sia necessariamente un bene o un male in sé andare via o restare. Però sono convinto che Giuseppe, Francesca e tanti altri come loro abbiano coraggio nel credere ad un’Italia diversa. Nonostante tutto.

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