Figlio mio, lascia questo Paese, che non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio. Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque o un centesimo di una velina o di un tronista”. Le parole di questa lettera sono note alle cronache. Le ha scritte Pierluigi Celli rivolgendosi a suo figlio all’indomani della laurea. Correva l’anno 2009 e questo appello sarebbe poi stato ascoltato anche da molti altri giovani (ma non dal figlio di Celli).

Oggi i numeri registrano fughe senza precedenti dall’Italia. In Germania l’agenzia federale per il lavoro registra un +6.3% di italiani trasferiti (i greci sono +6.4%, dati praticamente analoghi). Secondo l’agenzia tedesca tra gli italiani regolarizzati si è passati da 189mila ad oltre 232mila (dati aggiornati alla metà dell’anno 2012). Il Max Planck Institute ha persino calcolato che i flussi migratori verso la Germania coinvolgono soprattutto donne e giovanissimi attorno ai venticinque anni d’età e con un’istruzione elevata.

Così per molti la vita è altrove, lontana da un’Italia che non ha saputo prendersi cura della propria giovane forza lavoro e spesso non ha saputo (o voluto) valorizzare talenti (il 7% dei dottorati italiani è impiegato all’estero). La vita è altrove, perché spesso è altrove che ci sono possibilità di crescita. Poche settimane fa Aldo Marcegaglia, artefice del blog Italians in fuga, argomentava come in Germania si trovi lavoro: “In questo momento ci sono molte occasioni per programmatori e web developer a Berlino, mentre a Cambridge grazie all’università le occasioni sono per il ramo informatico”.

contadini per passione (1)Ma c’è anche chi dice no e sceglie di restare in Italia. C’è chi si mette in gioco in modo differente rispetto ad altri colleghi che decidono di espatriare. Ecco allora che nascono esperienze che si legano al territorio, un vincolo d’amore per la propria terra e un messaggio di speranza. Storie di giovanissimi (e non solo, per carità) che ci provano. Ce l’hanno fatta Kiko Corsentino Paolo e Marco Barbera, artefici di Contadini per passione, una piattaforma di e-commerce legata ad un aranceto che loro stessi stanno lavorando. Nella loro terra, a Ribera, nella provincia agrigentina, vendono arance in rete “Avevamo ereditato dai nonni un vecchio aranceto ed è diventato il nostro lavoro”, mi hanno raccontato i due fratelli.

C’è poi chi ha deciso di tornare in Italia, nella sua Taranto. Ora produce rotoli da prato, ovvero strisce di manto erboso. Il quarantenne Pierluigi Strada prima faceva il legale con contratto di lavoro a Bruxelles, ora produce rotoli erbosi nei suoi trentadue ettari di terreno. Su Internet Pierluigi raccoglie diverse commesse: la vendita è riservata ad operatori del settore, da giardinieri ai responsabili di campi sportivi.

Ci sono poi i quattro figli di Franca ed Emilio Concas, pastori a Gergei, settanta chilometri da Cagliari, millecinquecento abitanti e sessanta famiglie di pastori. Per superare la crisi della pastorizia in una terra dilaniata dalla disoccupazione come la Sardegna, hanno creato una piattaforma di vendita online: Emilio pascola il gregge su venti ettari vicino casa, e loro curano il sito Internet e le spedizioni. Su Sardiniafarm.com si può adottare una pecora: in cambio di un versamento è possibile ricevere quattro forme di pecorino, oppure due cesti di prodotti tipici con olio, vino, mirto e i dolci cucinati dalla signora Franca.

Storie di un’Italia che va avanti, con difficoltà ma a testa alta, spesso senza espatriare.

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