”I pazienti non devono pensare a Stamina come un metodo di cura perché non lo è”. Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, lo spiega ai microfoni di “Prima di Tutto”. “Sbaglia chi, in deroga alle norme vigenti a alla sospensione del Tar per quanto riguarda gli ospedali di Brescia, continua ad autorizzare pazienti a sottoporsi a delle cure che non sono tali, è un grande errore che crea confusione e illusioni nella fascia di popolazione affetta da malattie rare o incurabili”.

Il protocollo – che doveva presentato il primo luglio  – sarà presentato a inizio agosto da Davide Vannoni, il presidente di Stamina Foundation, al ministero della Salute perché possa iniziare la sperimentazione che è stata decisa per decreto e che è diventata bersaglio delle critiche della comunità scientifica internazionale con in particolare la rivista Nature che ha “denunciato” in un articolo che Stamina avrebbe usato documentazione “fallace”.  La sperimentazione, chiesta a gran voce dalle famiglie di alcuni bambini gravemente malati e chi si sono rivolti ai Tribunali di tutta Italia, partirà con un finanziamento di 3 milioni di euro. “Ricordo che il trattamento deve ancora essere sperimentato e ancora non è chiaro per quali malattie potrebbe essere efficace, quindi non è una cura”.

Non tutti puntano il dito contro Vannoni. “Ritengo che sia una procedura sicura e i risultati e dati che ho potuto vedere mi sembrano promettenti. Quindi, indipendentemente dai risultati finali cui giungerà la sperimentazione, sarebbe criminale non valutare il metodo e non fare chiareezza” sostiene Camillo Ricordi, direttore del Diabetes Research Institute (DRI) e del Centro di trapianto cellulare dell’Università di Miami, che nei giorni scorsi ha incontrato a Milano il presidente di Stamina Foundation visionando il protocollo completo del metodo terapeutico Stamina a base di staminali mesenchimali. Da Ricordi anche la disponibilità, insieme ad altri esperti Usa, a partecipare eventualmente alla valutazione del metodo: “Come presidente dell’associazione internazionale no profit ‘The cure alliance’ per lo sviluppo di nuove terapie, ho dato la disponibilità con altri esperti statunitensi, a partecipare alla valutazione del protocollo Stamina che, da quanto ho potuto esaminare, sembra aver dato risultati finora mai raggiunti per alcune malattie. Non siamo pro o contro il metodo Stamina – ha quindi concluso Ricordi – ma siamo a favore della verifica, nell’interesse dei pazienti. E’ fondamentale fare chiarezza”.

Sulle possibili speculazioni economiche alle spalle di Stamina, Lorenzin sottolinea che “di fronte a vicende come questa che riguardano la sperimentazione di cure per malattie rare con metodologie non ortodosse è evidente che ci possano essere interessi economici in agguato”. Oggi il quotidiano La Stampa ha evidenziato come dietro Stamina ci sia Medestea, una multinazionale farmaceutica che commercializza, tra le altre cose, prodotti cosmetici e integratori. Su Stamina e il suo fondatore è stata aperta nel 2009, chiusa nel 2001 e riaperta una inchiesta per associazione a delinquere finalizzata alla truffa da parte della Procura di Torino. Nei prossimi giorni il procuratore aggiunto Raffaele Guariniello dovrebbe arrivare alla conclusione di tutti gli accertamenti. 

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