“Mi candido a fare il segretario del Pd e non capisco perché qualcuno insista nel dire che non lo farò”. Rompe gli indugi Giuseppe Civati. Lo fa postando su Twitter le parole del suo intervento conclusivo al meeting PolitiCamp a Reggio Emilia. E conferma la corsa alla leadership del partito.

Sul resoconto via Twitter del suo intervento, Civati elenca le situazioni che gridano vendetta, dai casi Prodi e Rodotà, fino alla “titubanza sugli F-35, Pompei, Taranto inquinata”, insomma “le aspettative delle persone che si aspettavano una stagione diversa”. “Mi candido – scrive – perché c’è da ricostruire il centrosinistra: riportiamo con noi Sel, richiamiamo il popolo delle primarie”. “Se un dirigente del Pd va a una manifestazione della Fiom – prosegue – non si deve sentire in imbarazzo, mentre si governa con Berlusconi”. E poi una stoccata alle correnti del partito, che sono “solo correnti di seggiole”, mentre “noi ci occuperemo di tutto il resto, della scelta degli argomenti, delle parole nuove”. “Ambiente, formazione e lavoro al centro della nostra strategia politica: le buone pratiche devono diventare politiche nazionali”, assicura Civati. Che ribadisce anche la sua contrarietà al Governo Letta: “”Mi candido e lancio un manifesto contro il tatticismo. Se questo va contro le larghe intese, caro Enrico, ce ne faremo una ragione”.

“Il conflitto di interessi – sottolinea Civati – non è solo contro Berlusconi, ma coinvolge anche Berlusconi. Però è un fatto economico oltre che morale, deve essere un fatto che mettiamo dentro la politica. Invece si vede che abbiamo paura, non siamo convinti, che stiamo moderando, le persone se ne sono accorte e hanno votato Grillo pur sapendo che non avevano progetto di governo. Le intenzioni sono da ritrovare subito, non posso stare in un governo che non vota contro il voto di scambio. La partecipazione è governo, non è che se è sparita la Lega viene abbandonata la discussione sui territori”. “Tutti dicono – commenta ancora Civati – che vorrei spostare il Pd a sinistra (più a destra è impossibile), io invece dico che lo vorrei mandare avanti. Ripartendo dai delusi e dagli amareggiati”.

‘Dietro la mia candidatura non ci sono nomi altisonanti ma persone come quelle che ci seguono dall’estero, che vengono definiti con la triste espressione di ‘cervelli in fuga’, che stanno finanziando questo evento con un piccolo contributo online”, aggiunge. “Ci dicono che siamo ambiziosi: siamo ambiziosi perché non ci vanno bene le cose così come sono. Questo governo doveva fare poche cose urgenti, invece non ne fa neppure una e le rinvia. Nessuno sta facendo qualcosa per cambiare la politica, mentre questo è l’obiettivo”.

 

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