È sempre stata la festa di fine estate: tappa fissa per iscritti e militanti, ma anche per i big del partito, da Enrico Letta a Matteo Renzi. Ma oggi, a meno di due mesi, non compare nemmeno in calendario: mancano sponsor, soldi e soprattutto organizzatori che abbiano voglia e tempo di mettere in moto la macchina. Così per la prima volta rischia di saltare la Festa provinciale del Pd di Piacenza, la kermesse organizzata ogni anno sotto i bastioni antichi della città, proprio a due passi dalla residenza dell’ex-segretario, Pierluigi Bersani.

“La manifestazione era nata dalla volontà di trovare un format nuovo, diverso dalle classiche Feste de l’Unità: niente liscio, pochi ristoranti, e tanti incontri con politici, intellettuali e giornalisti”, racconta Giorgio Cisini, ex consigliere comunale del Pd di Piacenza. Renziano di ferro, salito sul camper del sindaco di Firenze ancora prima delle primarie insieme a Roberto Reggi, Cisini ha diretto la festa della città per 5 anni, mettendo in piedi una squadra di 60 volontari.”Ho fatto il presentatore, e l’ospite. Ho organizzato gli eventi e raccolto gli sponsor. Uno sforzo e un impegno notevoli”. Fino all’anno scorso, quando ha deciso di prendersi una pausa. “Volevo cedere il passo a qualcun altro, ma nessuno nel partito si è fatto avanti per sostituirmi e prendere in mano il timone, nessuno si è reso disponibile. Per questo temo che quest’anno la festa non si farà”.

In un periodo di crisi economica e di partecipazione, in cui i volontari lavorano cercando di digerire (a fatica) le larghe intese, non è facile raccogliere sponsor e personale, così come è difficile riempire gli stand. Senza contare che l’anno scorso il tempo non è stato clemente, e sulla festa di Piacenza si è abbattuta la pioggia 5 giorni su 10, lasciando le casse semivuote. “Ma la storia dei soldi è solo una scusa. La verità”, ha concluso Giorgio Cisini, “è che ci si riempie la bocca di tante parole sull’importanza del confronto con il territorio e con la base, ma poi quando si tratta di costruire questi sono i risultati. Del resto, in questo momento di confusione, nel partito sembra si sia perso lo spirito di squadra, ognuno pensa a se stesso e al suo futuro. E se una città come Piacenza, dopo aver perso il segretario e il candidato premier, perdesse anche la festa, per il Pd sarebbe un fallimento politico”.

Intanto, dentro il partito c’è chi sta cercando di trovare una soluzione alternativa. L’idea è quella di ridimensionare l’iniziativa, in modo da dare una sforbiciata ai costi e ai volontari, e allo stesso tempo limitare il danno d’immagine. “Non possiamo rinunciare completamente alla festa, sarebbe impensabile”, spiega il consigliere comunale, Christian Fiazza. “Stiamo discutendo in questi giorni per capire cosa fare. Di certo bisognerà cambiare location: affittare i bastioni di Porta Borghetto costa circa 8 mila euro, e non ce lo possiamo permettere. Dovremmo ridurre anche la durata, limitandoci a una manifestazioni di 3 o 4 giorni”. 

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