Venerdì sera ho avuto un incontro ravvicinato del terzo tipo con un’illustre esponente femminile del Pdl, eminenza grigia dell’ars oratoria della destra contemporanea, nella quale ho avuto la sfortuna d’imbattermi nel contesto più infausto a tale incontro, ovvero un talk-show.

Non mi è dato sapere cosa sarebbe successo se ci fossimo incontrate dal parrucchiere, né se le scelte dialettiche compiute dalla signorina sarebbero state le stesse; probabilmente parlando di tagli e di meches, le sarebbe stato più arduo trovare un appiglio per iniziare ad intonare la litania del “Si vergogni”. Non che i pretesti fossero molti di più: nonostante la tematica affrontata fosse quella del successo, con tutte le derive ipotetiche e pruriginose che esso porta con sé, e nonostante l’ombra del processo Ruby, con la conseguente ignominiosa moralistica ipocrita condanna del suo datore di lavoro, la costringessero a quell’atteggiamento indomito e coraggioso tipico delle amazzoni berlusconiane, l’onorevole, come posseduta, ha finito per non rendersi più conto di nulla. Le deve essere sfuggito che le poltroncine di legno su cui siedevamo da brave compagne di banco non fossero quelle di una tribuna politica e che al suo fianco non ci fosse un temibile avversario politico da denigrare a suon di slogan.

Niente, come una baccante nell’acme dell’invasamento, la mia vicina ha iniziato a rivolgere a me il rosario di insulti e anatemi che zelantemente sgranano ad ogni pie’ sospinto, ben attente a non fare distinzioni, le pasionarie pidielline.

Poco importava che io fossi un’attrice e parlassi di quanto sia ardua la resistenza ai compromessi sessuali.

Malgrado non fossi un potenziale magnete di voti e nonostante non indossassi la toga, improvvisamente il “Lei e’ una donna che se la prende con le altre donne”, tanto caro alla Santanchè come epiteto nei confronti della Boccassini, è stato destinato a me. Il perché è rimasto oscuro a tutti gli astanti. La risposta è probabilmente situata in un vizio formale, in una deviazione linguistica, dietro alla quali le donzelle si sono asserragliate per proteggersi da qualsiasi argomento valido venga loro proposto.

L’altra mattina, guardando qualche minuto del sit-in di Ferrara ‘Siamo tutti puttane’, mi sono sorpresa a risentire il “Si vergogni”, che mi aveva fatto da basso continuo tutta la serata, sulle labbra dell’impavida Pascale che apostrofava con queste due parole jolly l’incauta giornalista che domandava, rifacendosi al titolo dell’iniziativa, se davvero fossimo tutti puttane.

La scarsezza dell’interpretazione pascaliana, molto inferiore alle convincenti performance della talentuosa Santanchè, ha alimentato i miei sospetti: possibile che per essere consacrate a Lady Pdl sia obbligatorio un master di linguistica randomica da utilizzare come kit di sopravvivenza?

Torna alla mente la  leggenda sulla mitica Wanda Osiris. Si dice che la diva fosse completamente sorda, ma rifiutandosi di darlo a vedere, avesse assunto l’abitudine di rispondere a qualsiasi domanda le venisse poste in due soli modi: “Destino” e “Assolutamente”.
“Wanda sai mica l’ora?”
“Assolutamente”.
“Signora Osiris cosa vuole per pranzo?”
“Destino”.
Ecco, qualcosa del genere.

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