Il Nomenclatore tariffario, l’elenco del ministero della Salute di protesi e ausili (non aggiornato dal 1999), prevede solo codici e caratteristiche. Il rivenditore può darti qualsiasi prodotto, che abbia le caratteristiche previste dal codice, alla tariffa prevista dal “prontuario”. “Il sistema – spiega Maria Teresa Agati di Federvarie-Confindustria – non prevede di mettere in fattura, al Servizio sanitario nazionale, la marca e il modello del prodotto, ma soltanto un codice generico, al quale corrisponde una tariffa fissa: non c’è un controllo, a monte, della qualità e del reale valore del prodotto. C’è una tariffa fissa: io, da rivenditore, sono autorizzata a fornire alla Asl il prodotto che costa meno e ha le caratteristiche previste da codice”. Risultato? Le carrozzine pieghevoli, corrispondenti allo stesso codice, che nel 1999 erano valutate con una tariffa di circa 420 euro, oggi costano appena 158 euro. Se le compra un privato, il negozio di articoli sanitari, le vende al prezzo di mercato. Se il privato se le fa rimborsare dalla Asl, perché ne ha diritto, quello stesso negozio, per la stessa carrozzina, chiede al servizio sanitario 420 euro: è la cifra corrispondente al codice e alla tariffa. Uno spreco. Di più: una sorta di truffa legalizzata e non la sola. E a legalizzarla è la norma. O meglio: il suo mancato aggiornamento  di Antonio Massari e David Perluigi, montaggio Samuele Orini

 

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Sanità, l’ex senatore Caforio: “Sulle protesi truffare è facile. Vi spiego i trucchi”

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