Un inciucio può diventare per sempre. Pressata da una Corte Costituzionale che minaccia di smontare il Porcellum pezzo per pezzo anche prima di sei mesi e dal Quirinale, che anche ieri ha richiamato il premier Letta a fare presto, questa strana maggioranza di governo ha trovato un’intesa per superare gli elementi di incostituzionalità della legge elettorale. Mettendoci la classica toppa che rischia di diventare peggiore del buco. Secondo la migliore tradizione. Renato Brunetta stamattina l’ha chiama “riforma minimalista”, ma si tratta dell’unico accordo possibile tra Pd e Pdl sull’onda dell’emergenza.

Secondo quanto hanno raccontato i partecipanti all’incontro dell’alba a Montecitorio, la coalizione che sostiene il governo Letta si è data tempo “entro luglio” per modificare il Porcellum. “Minimalista” vuol dire- si è convenuto nella sede del governo, il ministro Quagliariello benedicente- la sola modifica del premio di maggioranza alla Camera. Niente preferenze, nessuna ridefinizione dei collegi: la riforma che la maggioranza sta mettendo a punto prevede l’assegnazione del premio alla coalizione che raggiunge o supera il 40% dei voti. Premio che scatterebbe sia alla Camera che al Senato in egual misura, ma a questo punto in modo molto meno incisivo rispetto a quello che oggi regala la “porcata” firmata da Calderoli. In buona sostanza, la coalizione che alle prossime elezioni dovesse superare il 40% dei voti, otterrebbe un numero di parlamentari in “premio” al massimo di una trentina (il numero esatto sarà oggetto di altra contrattazione), un numero troppo esiguo per poter pensare di governare da soli.

Ecco che, quindi, si ripresenterà puntualmente l’esigenza di stringere accordi per formare un esecutivo, né più e né meno di come è accaduto in questa legislatura quando il risultato grillino ha di fatto scardinato il bipolarismo che il Porcellum voleva imporre, costringendo Pd e Pdl all’inciucio. Si tornerà, di fatto, a un sistema simil-proporzionale, con le coalizioni che si trasformeranno nuovamente in agglomerati di mille sigle e partitini tenuti insieme dalla necessità di raggiungere l’ambito 40% per conquistare il premio. Partiti e sigle che poi, puntualmente, subito dopo la vittoria, torneranno a dividersi e a contrapporsi, rendendo comunque fragile la tenuta di ogni governo che verrà. E’ un film già visto, un film che nessuno avrebbe più voluto vedere perché ci si sarebbe aspettati che il senso di responsabilità delle forze politiche, vista l’urgenza e la necessità del momento, avrebbe finalmente portato a una riforma organica della legge elettorale.

E invece no. Quello che è stato raggiunto stamattina va inteso come il massimo dello sforzo possibile da parte di Pd e Pdl per non trovarsi, tra pochi mesi, senza una legge elettorale in vigore e senza poter tornare in automatico al Mattarellum; le ragioni di convenienza di bottega, ancora una volta, hanno prevalso sulla necessità di dare una legge seria al Paese. Scordiamoci, dunque, di avere presto una normativa nuova modulata sul modello francese o tedesco; questa “modifica minimale” del Porcellum è infatti destinata, come tutte le cose temporanee in Italia, a diventare presto definitiva, tanto che per arrivare alla modifica è stato previsto un intervento “del governo” attraverso (forse) una legge delega, composta di un solo articolo, da votare in Parlamento in tempi rapidissimi. Pare, addirittura, prima dell’estate. Per una legge nuova, che venga incontro alle esigenze di modernità politica del Paese, si dovrà aspettare “dopo”. Un “dopo” che somiglia sempre di più ad un “mai”. E l’inciucio va, per garantire la rendita di posizione a chi c’è e non ha alcuna intenzione di andarsene. Mai.

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