Senza un mandato chiaro per il governo le riforme sono a rischio. E’ quanto sostiene Moody’s che nella notte tra venerdì 26 e sabato 27 aprile ha confermato il rating ‘Baa2’ per l’Italia, con prospettive negative. E ha avvertito: lo stallo politico italiano può pesare anche sulla fiducia degli investitori, con il rischio di costringere il governo a cercare l’aiuto dell’Europa tramite l’Esm, il fondo salva Stati, e “potenzialmente la Bce”. Un’ipotesi, quest’ultima, “complicata” dalle difficoltà politiche perché ogni appoggio esterno “richiederebbe inevitabilmente un impegno credibile del governo a ulteriori riforme”.

L’analisi dell’agenzia di rating dipinge un quadro severo per l’economia italiana, con una recessione più profonda delle attese. Moody’s ha infatti rivisto al ribasso le stime di crescita del prodotto interno lordo 2013 che dovrebbe contrarsi dell’1,8% rispetto all’1% precedentemente stimato. Una previsione peggiore anche a quella del Fondo Monetario Internazionale, che ha stimato per l’Italia un calo del pil dell’1,5%. La crescita – secondo Moody’s – tornerà solo nel 2014, quando il pil salirà di un modesto 0,2 per cento.

Le prospettive negative riflettono “l’elevato rischio che l’Italia possa perdere la fiducia degli investitori e l’accesso ai mercati privati del debito in seguito allo stallo politico e all’incertezza sulla futura direzione politica, così come al rischio contagio” dagli altri Paesi della periferia dell’area euro. A complicare il quadro, è anche la debolezza del sistema bancario e il credito “limitato e costoso” per le piccole e medie imprese, “motore di crescita dell’economia italiana”.

Moody’s, comunque, conferma il rating grazie all’avanzo primario che aumenta le possibilità di un debito sostenibile nonostante le aspettative di una crescita bassa nel medio termine. Ma anche per la “resistenza dell’economia, sostenuta da un relativamente basso indebitamento del settore privato e la probabilità di un appoggio finanziario, se necessario, dall’area euro visti progressi degli ultimi anni in termini di risanamento e l’importanza sistemica dell’Italia per l’area euro”.

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