In 7 mila aspettano che lo Stato riconosca l’accordo transattivo e paghi il risarcimento per quanto subito. Sono gli emodanneggiati, cittadini che si sono ammalati in seguito alla somministrazione di farmaci o trasfusione di sangue infetto. I Radicali italiani, insieme a diverse associazioni, sostengono questa battaglia di civiltà. Un decreto del governo Monti, in nome della prescrizione, ha tagliato fuori l’80% degli aventi diritto. “Vogliamo che si tenga fede – denuncia Andrea Spinetti, portavoce del comitato vittime di sangue infetto in una conferenza a Roma – alle promesse dei governi che hanno più volte ribadito che nessuno sarebbe stato escluso”. Contro il decreto che taglia fuori 5 mila persone dal risarcimento, sono stati presentati diversi ricorsi al Tar. In questi giorni è previsto il pronunciamento dell’organo di giustizia amministrativa. “ Il Tar dovrebbe – spiega l’avvocato Maria Cento – annullare il decreto e disporre al ministero di redigere un nuovo provvedimento che preveda l’inclusione di tutti gli interessati e semplifichi le procedure per partecipare alle transazioni”. Le 7 mila persone coinvolte nelle transazioni sono solo una parte dei danneggiati dallo scandalo sangue infetto  di Nello Trocchia

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