Eccomi qui con una novità che dai primi giorni di marzo è entrata scodinzolando a piena coda in casa nostra. Dopo una serie di richieste da parte delle mie bambine, in particolare da parte della più piccola, ho iniziato a chiedere in giro cosa potesse significare per una famiglia l’arrivo di un cagnolone peloso con cui condividere tanta vita .

Diletta ha avuto diversi approcci alla pet terapy. E più in generale, sono sempre stata decisamente favorevole al contatto con la natura, l’ambiente, la campagna. Ho sempre creduto che vivendo in una città come Roma fosse importante che le mie bambine potessero conoscere l’origine delle cose. E di certo unirle alla terra, alla natura e al miracolo che essa porta con sé ha regalato i suoi frutti.

Lo spazio educativo è molto ampio. Insegnare il rispetto per la vita. La tolleranza. Abituare i bambini a prendersi cura di qualcuno, ad avere man mano delle responsabilità, a tenere conto nelle scelte non solo dei componenti a due zampe ma anche di quelli a quattro zampe. Insomma inizialmente mi sono lasciata stupire dalle loro motivazioni. Poi dalle rinunce che erano pronte a fare.

Ho atteso ancora e intanto mi sono iniziata a documentare. Sono cresciuta con un cane da bambina, ma la mia preparazione era (ed è) decisamente superficiale.

Mi imbatto un bel giorno in annuncio. Vedo un muso peloso tutto nero, uno sguardo tenerissimo e leggo una storia. Contatto una persona e inizio a sentirmi coinvolta fino all’incontro con Danny. Il nostro cagnolone pelosone tutto nero. Un labrador . Me lo descrivono adatto alla nostra famiglia, particolarmente generoso con i bambini, spesso partecipe in azione sociali di supporto all’uomo.

Riparlo con la squadra delle piccole donne e andiamo a conoscerlo il giorno del mio 41 esimo compleanno.

Un impatto notevolissimo. Uno spazio verde, grande, tenuto con grande amore eppure ricolmo di sofferenze di queste anime in attesa. Messe in pausa da esseri umani, che davvero troppe volte riescono a fare del male gratuito a qualunque cosa, animale o persona, gli capiti sotto.

Prendono Danny e ce lo presentano. Lo guardo e piango. Non so molto di lui ma sento a pelle una sofferenza immonda. Lo percepisco come la cosa giusta e unica da fare. Avviamo tutta la verifica necessaria e passano alcune ore. Continuo a riguardare la sua foto e a rileggere la sua storia. Scopro l’esistenza di una fondazione, la Prelz Onlus, che lo ha raccolto, curato e rimesso in pista per regalargli una chance in più.

Danny arriva a casa a scodinzolare nella nostra vita. A lasciarsi accarezzare, amare, ad insegnarci nuovi giochi, nuove relazioni. Ci regala momenti di infinita commozione: controlla Diletta, le lecca la mano quando le è accanto. Aspetta che lei sia a letto, pronta per dormire per l’ultimo ‘bacino’ della giornata .

Fa con me il giro dei letti anche delle altre due. Tenero, pronto, e incredibilmente attento. Piccoli gesti, istinto di un animale che rimbomba come recupero di civiltà, di amore, di vita, di speranza.

Due occhi in tanto pelo che ringraziano, quattro zampe per amico. La nostra vita è più ricca di energia e di allegria. Grazie alla Fondazione che ci ha permesso di averlo con noi, e grazie a tutte le volontarie che ho incontrato. Ho scoperto un altro pezzetto di mondo pieno di amore, umanità, delicatezza … ed è finanche banale scrivere che più che mai in questo momento abbiamo bisogno di purezza e trasparenza morale.

Benvenuto Danny , sei la mia quarta “ D”.  

 

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