Penso che dalle urne siano emersi con chiarezza tre punti, ben sintetizzati nell’affermazione del Movimento 5 Stelle che esprime effettivamente il sentimento di fondo del Paese dopo la cura Monti:

1. il no ad ogni inciucio, inguacchio o governissimo che dir si voglia, che rappresenterebbe inevitabilmente una continuazione di tale cura e costituirebbe solo l’ennesimo tentativo della casta di salvare se stessa.

2. il rifiuto delle politiche inique e di svendita del  patrimonio e dei servizi pubblici, nonché di attacco ai redditi popolari portate avanti da Monti e da altri prima di lui sotto l’egida delle forze attualmente dominanti nell’Unione europea.

3. il rifiuto di caste, cricche e cosche che esercitano il potere di fatto nel nostro disgraziato Paese e, fra l’altro, ci costano tanto in termini economici e non solo.

L’unico governo possibile è quindi oggi quello che, a partire da questi tre rifiuti, elabori una politica in positivo che consenta l’eliminazione dei privilegi, la salvaguardia dei beni comuni, la difesa del pubblico, la redistribuzione del reddito, l’equità fiscale, la lotta alla corruzione,  i diritti civili per tutti compresi immigrati ed omosessuali, la democrazia partecipativa, un impegno effettivo per la pace e il disarmo a livello internazionale.

Il vero nodo del futuro governo, peraltro, sarà il rapporto con l’Europa. Su questo punto è necessario un atteggiamento di rottura con le attuali linee prevalenti in questo ambito, per rilanciare l’idea di un’Europa diversa, che non affossi le economie degli Stati membri ma costituisca un punto di riferimento per il rilancio e la crescita economica.

Dobbiamo dar vita una nuova società, i cui principi guida devono essere trasparenza, equità e democrazia. Tre punti sui quali non stiamo messi troppo bene, come indicano e riferiscono osservatori internazionali di vario tipo ed orientamento.

Questo a grandi linee il programma. Non mancano le persone che potrebbero tradurlo in pratica, dando vita a un esecutivo di tecnici veri ad alto profilo culturale e ideale. Qualche nome? Giulio Marcon di Sbilanciamoci o Andrea Baranes di Banca etica all’economia, Gino Strada alla sanità, Staffan De Mistura o Lucio Caracciolo agli esteri, Fabio Mini alla difesa, Roberto Lamacchia alla giustizia, Giorgio Airaudo al lavoro, Lorenza Carlassarre alle riforme istituzionali, Salvatore Settis ai beni culturali, Margherita Hack all’istruzione, università e ricerca scientifica, ma molti altri nomi potrebbero essere fatti, anche lanciando apposite consultazioni in rete. Non è che in Italia ci manchino le persone di alto livello, è che fino ad ora sono state relegate in secondo piano, soffocate e umiliate da politici, burocrati, finti tecnici e sottopancia vari. L’affermazione del Movimento 5 Stelle costituisce un’occasione da non perdere per liberarci di una mediocre classe politica, rilanciando competenze e passioni della società civile.

E visto che ci siamo, rilancio anche il nome di Stefano Rodotà alla presidenza della Repubblica che vedo con piacere sta facendo strada anche da altre parti.

E primo ministro? Una figura super partes di garanzia. Una persona che sappia incarnare i tre punti indicati ed esprimere settori sociali che hanno tutto da guadagnare da un cambiamento effettivo. Ad esempio Maurizio Landini, il segretario della Fiom. O, se Landini  non dovesse essere disponibile, si deve cercare un’altra figura in grado di assicurare, per prestigio e autorevolezza, la realizzazione del programma di risanamento e progresso che dovrà essere previamente concordato fra le forze politiche.e sottoposto all’approvazione dei cittadini anche mediante forme di consultazione telematica. Un precedente importante c’è ed è quello dell’Islanda.

Altro che Renzi premier e D’Alema presidente! Ci vuole una precisa, chiara e netta soluzione di continuità, se vogliamo salvare e rilanciare questo Paese. Verrebbe da pensare che la nostra situazione è disperata ma non seria, visto che pendiamo dalle labbra di un comico. Ma occorre guardare avanti, oltre Beppe Grillo e chiunque altro, sperando e operando affinché il popolo italiano trovi in sé le risorse per operare i cambiamenti indispensabili per il nostro Paese. Non già le “riforme” volute dall’Unione europea che ci porterebbero verso il baratro, ma quelle volute dal popolo: equità, trasparenza, democrazia. Altrimenti siamo fottuti.

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