Da giovedi i cittadini laziali che chiameranno il numero verde 80.33.33, per prenotare visite ed esami diagnostici e specialistici nelle Asl e negli ospedali della regione, potrebbero sentire squillare il telefono a vuoto. La cooperativa Capodarco, che da oltre 13 anni gestisce il servizio Recup – il centro unico di prenotazione telefonica delle prestazioni del Servizio Sanitario Regionale – prima per conto direttamente della Regione Lazio, poi dal 2005 per conto della Lait Spa (società a totale partecipazione della Regione), ha deciso infatti di staccare la spina (del telefono).

L’annuncio è arrivato ieri dalla direzione della stessa coop, tramite una lettera indirizzata alla governatrice uscente, Renata Polverini, al commissario alla Sanità, Filippo Palumbo, e alle organizzazioni sindacali. La Regione Lazio, nonostante “reiterati inviti”, non ha ancora regolarizzato i pagamenti per lo svolgimento del servizio nell’intero anno 2012. “Non si è mosso niente, siamo rimasti inascoltati”, denuncia Maurizio Marotta, presidente della cooperativa sociale integrata Capodarco. Ammonta a circa 18 milioni di euro la cifra che la Regione deve alla coop. Ma, oltre ai mancati pagamenti, “ci si nega perfino il riconoscimento del debito”, si legge nella lettera. E le banche, che avevano richiesto anche la sola certificazione del credito che la cooperativa vanta con la Lait (“la cui insolvenza, a sua detta, viene dalla Regione Lazio”), non sono più disposte a “continuare a finanziarci l’attività”.

E così la cooperativa , che dal 2000 accoglie ogni giorno le richieste telefoniche di prenotazioni di prestazioni sanitarie di oltre 20mila persone, “è costretta a procedere all’interruzione del servizio a far data dal prossimo 14 febbraio”. Da domani dunque i cittadini del Lazio, per prenotare esami e visite specialistiche, potrebbero essere costretti a mettersi in coda agli sportelli di ambulatori e ospedali. “E’ assurdo che nell’anno degli sperperi e degli sprechi – ricorda Marotta – non si trovino le risorse per una realtà che rappresenta un autentico fiore all’occhiello per la Regione e che invece rischia drammaticamente di appassire”.

Ma oltre alle migliaia di persone che hanno bisogno di prenotare prestazioni sanitarie, a pagare le conseguenze dell’insolvenza della Regione saranno 700 operatori del call center, di cui quasi la metà disabili (l’intento principale perseguito dalla cooperativa Capodarco è quello dell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate). Nella lettera infatti la coop informa la governatrice uscente e gli altri destinatari che “saranno avviate presso il ministero del Lavoro le pratiche di messa in mobilità dei 700 operatori attualmente in organico destinati allo svolgimento delle attività relative, di cui gran parte costituita da persone disabili”.

Una questione “del tutto strumentale” per la Regione Lazio, che assicura: “Sarà risolta nei prossimi giorni”. “Non è sufficiente dire che tutto si risolverà nei prossimi giorni dopo aver rimandato per troppo tempo la decisione sullo sblocco dei finanziamenti e vista la prolungata amnesia sul debito pregresso per la Regione Lazio – rimprovera il consigliere regionale uscente, ricandidato con Rivoluzione Civile, Fabio Nobile – non è sufficiente parlare di denuncia strumentale da parte della cooperativa considerato che l’interruzione del servizio Recup è già stata formalizzata alle sigle sindacali”.

Ma la delibera di Giunta che finanzierebbe la stessa Lait, che a sua volta quindi sbloccherebbe i pagamenti nei confronti della coop Capodarco, in realtà parrebbe esserci, anche se si fa riferimento soltanto alla progettualità. Era stata quindi promessa una nuova delibera, ma “sono oltre cinque mesi che continuano a farci promesse su promesse”, accusa il presidente della cooperativa. E venerdì 15 sarà l’ultima data utile in cui la giunta potrà ratificare l’impegno. Per quel giorno la Uil Fpl ha convocato una manifestazione proprio sotto la sede della Regione Lazio.

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