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Mps, scandali e bubbole

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Berlusconi sostiene che i “giornaloni” hanno fatto sparire dalle prime pagine lo scandalo Mps perché sono “militanti” in favore del Pd. Non poteva esserci contrappasso più crudele per i quotidiani che hanno sparato in prima pagina le presunte mazzette miliardarie del Monte dei Paschi. Qualcuno era arrivato a contabilizzarle (2 miliardi di euro) e a tracciarne con precisione l’itinerario (da Londra all’Italia previo scudo fiscale) e la destinazione finale: politici e banchieri.

Per completare l’assist alla sinistra, però, i giornaloni “militanti” avevano aggiunto un sapiente annuncio: il terremoto giudiziario era rinviato a dopo le elezioni. A distanza di venti giorni le carte dell’inchiesta cominciano a uscire e diventa ogni giorno più nitida la bolla mediatica montata alla vigilia del voto sullo scoop del Fatto. La vagheggiata mazzetta ai politici sull’acquisto di Antonveneta, almeno nelle carte dell’inchiesta, non c’è. Ci sono i trucchi di bilancio svelati dal nostro giornale; ci sono le menzogne alle autorità di vigilanza sui capitali necessari per pagare l’acquisto folle di Antonveneta e c’è pure il sequestro di 40 milioni. Ma anche qui non siamo di fronte al “bottino dei compagni banchieri”, come titola il Giornale, bensì alla pur ragguardevole “cresta” messa da parte dai manager dell’area finanza di Mps.

Fatti gravissimi intendiamoci. Sui quali i politici del Pd che hanno appoggiato Giuseppe Mussari (ma anche quelli del Pdl che non si sono opposti e che magari incassavano laute parcelle dal giro del Monte) dovranno rendere conto dal punto di vista politico.

Ma, è inutile girarci intorno , non è per questo che il Pd scende nei sondaggi. Se gli italiani seguono con un minimo di interesse le cronache marziane sul Fresh del Monte è perché da venti giorni sono bombardati da una comunicazione ambigua. Dietro il messaggio noioso sull’ennesima contestazione all’ennesimo manager si cela un sottomessaggio intrigante, che a oggi non trova nessuna conferma nelle carte, sui miliardi arrivati a banchieri e politici grazie all’acquisto di Antonveneta. È il meccanismo già sperimentato con Telekom Serbia. In quel caso, però, i “giornaloni” militanti non assecondavano le balle della destra, ma lavoravano per smontarle.

Il Fatto Quotidiano, 8 febbraio 2013

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