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Sciopero edicole nel weekend elettorale. I sindacati: “Oscureremo il voto”

Nella tre giorni che deciderà il futuro dell'Italia sarà difficilissimo trovare un tradizionale chiosco dei giornali aperto. Per Sinagi Slc-Cgil, Snag e Ugl: "Non ci sono più regole certe per il settore. A rischio 30 mila posti di lavoro"
Sciopero edicole nel weekend elettorale. I sindacati: “Oscureremo il voto”
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Nelle scorse settimane avevano annunciato iniziative clamorose, senza però scoprirsi troppo. Oggi la notizia: il 24, 25 e 26 febbraio le edicole abbasseranno le serrande. Niente informazione durante i giorni del voto. Non una minaccia, ma una decisione già presa da Sinagi Slc-Cgil, Snag e Ugl. Chi vorrà acquistare un quotidiano dovrà arrangiarsi, vagare per la città cercando edicole che non aderiranno allo sciopero o andare nei centri commerciali.

“Tra le cause – spiegano i sindacati in una lettera  – la prolungata assenza di regole certe – richieste con forza e ripetutamente dalle organizzazioni sindacali a governo e federazione italiana editori giornali, la mancata riforma dell’editoria, promessa dai diversi governi senza mai approdare a soluzioni concrete, e la mancata apertura del confronto per il rinnovo dell’accordo nazionale sulla vendita di quotidiani e periodici”. Un comunicato in sindacalese che mette in luce un problema scottante per il settore: le edicole stanno sparendo poco per volta: uccise dalla crisi economica e da internet. Ma soprattutto uccise da una filiera industriale che scarica i costi di editori e distributori sui singoli edicolanti. Il risultato è che negli scorsi anni 10mila edicole hanno chiuso e nei prossimi mesi i sindacati si aspettano altre chiusure a catena. “Perderanno il posto di lavoro almeno 30mila persone”, spiegano. 

“Nei mesi scorsi – spiega Giuseppe Marchica della Sinagi-Cgil – abbiamo protestato e fatto incontri per spiegare i nostri problemi. Non è venuto nessuno e i politici non ci hanno ascoltato. Per cominciare oscureremo le elezioni. Poi vedremo come continuare. Ci devono ascoltare, non possiamo veder saltare 30mila posti di lavoro senza dire nulla”.

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