Nessuna iniziativa che possano avere “valenza politica” fino a che dura la campagna elettorale. Specie se sono coinvolti in prima persona personaggi politici di spicco e in corsa per le politiche, come Silvio Berlusconi. Rischia di diventare un caso politico lo stop alla proiezione al Maxxi di Roma, diretto dall’esponente Pd Giovanna Melandri, del documentario “Girlfriend in a coma” di Annalisa Piras e con la voce narrante di Bill Emmott, ex direttore dell’Economist. Uno stop dovuto al contenuto del film, che racconta la crisi morale ed economica del nostro Paese e, come si legge sul sito, “mira ad introdurre gli italiani al lato oscuro del declino politico, economico e sociale del loro paese, prodotto di un collasso morale senza eguali in Occidente”. Non solo. Emmott, infatti, spiega: “Diamo uno sguardo alla corruzione istituzionalizzata del Paese, al crimine organizzato, al sistema politico cleptocratico e all’influenza perniciosa della Chiesa – oh, e naturalmente al signor Bunga-Bunga, Silvio Berlusconi, che tante colpe ha avuto nell’accelerare il degrado degli ultimi due decenni”. E fu proprio l’ex direttore dell’Economist a dedicare nel 2001 la copertina del settimanale britannico all’attuale leader del Pdl col titolo “Why Silvio Berlusconi is unfit to lead Italy” (perché Silvio Berlusconi è inadeguato a guidare l’Italia).

Ma dal Maxxi arriva subito la spiegazione: c’è il rischio che anche una manifestazione culturale possa connotarsi di valenza politica nell’imminenza del voto. “Il Maxxi è un’istituzione pubblica nazionale vigilata dal Ministero dei Beni Culturali – è scritto in una nota – e, secondo una prassi consolidata e già attuata in altre occasioni, in campagna elettorale non può ospitare manifestazioni che, seppur promosse da soggetti esterni, a qualunque titolo potrebbero essere connotate di valenza politica”. Viene però assicurato che “dal 26 febbraio, finita la campagna elettorale, il Maxxi sarà ben felice di ospitare qualunque manifestazione culturale, inclusa naturalmente la proiezione del documentario di Bill Emmott”.

Intanto Emott e Piras, che per questa vicenda si appellano al Foreign Office britannico e informa l’ambasciatore del Regno Unito in Italia, hanno inviato una e-mail di protesta al presidente Giovanna Melandri, trasmettendola in copia anche al ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi. E mentre lo stesso Emmott annuncia “chiederemo al pubblico di insistere per riavere la libertà erosa. Stiamo vedendo le modalità”, la regista Piras invita gli spettatori a “chiedere a Minculpop l’immediato rispristino dello screening”. Sulla vicenda è intervenuto anche qualche giornalista della stampa estera, come Wolfgang Achtner, già Cnn da Roma, che parla di “gravissimo e ridicolo atto di censura”, mentre John Hooper (The Guardian) si limita a “no comment please, we’re Italian”.

 

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