Nel suo discorso in occasione del giuramento come Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama ha detto esplicitamente che la battaglia per l’uguaglianza voluta dai Padri Fondatori include le persone omosessuali, che lui considera propri “fratelli e sorelle“. E’ la prima volta che un Presidente americano cita esplicitamente la categoria, segno che l’America sta profondamente cambiando, e lo sta facendo in meglio, perché un paese dove le persone possono vivere liberamente la propria condizione è un paese più libero.

Chiunque può vedere nel messaggio del Presidente Obama un messaggio controcorrente. Un messaggio, insomma, che esprime una forte volontà politica nel senso di un’inclusione che ancora non è completa, e che auspica possa avvenire in futuro. Obama sa che si tratta di un percorso difficile, ma è cosciente di aver fatto già molto per la causa, in particolare prendendo una posizione netta a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Non a caso parla a un popolo nel quale il matrimonio same-sex è legale solo in 9 Stati (più il District of Columbia) su 50.

Noi italiani, si sa, siamo messi un po’ maluccio su questo tema.

Mentre i candidati del M5S si stanno confrontando apertamente sia con il tema del matrimonio, sia con le esperienze delle famiglie omogenitoriali, alla chiusura totale di taluni partiti come il Pdl, l’Udc e di Mario Monti si accompagna l’esitazione ormai imperante del Pd (ma lo sanno cosa sono le “unioni alla tedesca”?), nel quale Anna Finocchiaro l’altra settimana ha potuto dichiarare che la famiglia nella Costituzione è solo quella eterosessuale, come se il pluralismo delle famiglie, che la nostra Costituzione saldamente garantisce al di là delle maggioranze politiche, fosse un concetto inesistente. Per non parlare delle scandalose parole di Gabriele Albertini, che è convinto che nascere e crescere in una famiglia composta da persone dello stesso sesso obblighi i bambini alla scelta di diventare omosessuali.

Di tutte quelle che siamo abituati a sentire, credo che queste due siano, per testardaggine, vuotezza, pregiudizio e inconsistenza giuridica, le peggiori (o le migliori, a seconda dei punti di vista).

Ecco i due opposti: la genuinità di un leader americano che sostiene idee coerenti di libertà ed uguaglianza sulle quali modella il proprio pensiero politico anche a costo di rendersi  impopolare, a confronto con la povertà intellettuale de ‘noantri’, che continuiamo – come se la società italiana non fosse in grado di distinguere una panzana ideologica o un puro pregiudizio – a modellare le proprie idee, sempre originali, di libertà ed uguaglianza al gioco delle dinamiche elettorali, sperando così di non inimicarsi questa o quella categoria di cittadini (siano essi i cattolici, sempre che esistano; o i moderati-di-sinistra, i moderati-rinnovatori-europeisti-di-destra, o quelli-di-estremo-centro, et coetera).

In questa combinazione di ossimori pantagruelici emergono due pezzi di Ernesto Galli della Loggia, apparsi sul Corriere della Sera a fine dicembre e in questi giorni, i quali parlano del matrimonio e dell’0mogenitorialità come se fossero richieste del mainstream contro un’esigua minoranza di gente onesta e caparbia, che resiste al “conformismo dei gay“. Cioè una minoranza che, forte delle proprie convinzioni religiose, reagisce alle richieste di libertà e di uguaglianza espresse dalla popolazione omosessuale proprio per rispetto dell’identità di ciascuno, anche di chi non la pensa come i gay o le lesbiche che vogliono il matrimonio o sostengono che è ammissibile per un bambino crescere in una famiglia omogenitoriale.

Il vero punto di tutto questo delirio di chi fa a pezzi la realtà della società e delle famiglie – quelle sì, che esistono, etero od omosessuali, senza intenzione di attribuirsi alcuna qualifica di mainstream – è che le tesi di Galli della Loggia o di Albertini, sebbene espresse su piani e con fonti diversi, sono pericolose sul piano della propaganda elettorale, perché gettano fumo negli occhi su questioni che sono invece molto semplici: chi decide la persona che ciascuno di noi può sposare; chi decide la persona con la quale ciascuno di noi può fondare una famiglia.

Chi di noi è profondamente convinto che a decidere debba essere ciascun individuo può stare certo che sia proprio questa l’unica ferma convinzione a contare, in questo periodo nel quale altri Paesi parlano di libertà, uguaglianza, progresso e fratellanza, e noi di anticonformismo, vestali e religione.

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