“Troppo sconveniente” e decisamente “contro i precetti della sharia”. Così viene definito in Indonesia l’atto di salire su un motorino a cavalcioni dietro a un uomo per una donna. Niente passaggi dunque, almeno nella cittadina di Lhokseumawe, nella provincia indonesiana di Aceh, guidata da un sindaco che ha annunciato l’intenzione di vietare alle donne di montare in sella. Con due uniche eccezioni: se sono loro alla guida – ma in questo caso devono indossare abiti ampi e lunghi nel pieno rispetto dei precetti islamici – oppure se accettano il passaggio di un uomo montando però in sella “all’amazzone”, con entrambe le gambe da un lato.

“Le donne non devono montare a cavalcioni su un motorino, perché non è dignitoso per loro” e soprattutto perché “così facendo provocano l’uomo alla guida”, spiega il sindaco Suaidi Yahya, sottolineando che nella sua cittadina si segue “la legge islamica”. Il primo cittadino si affretta però a precisare di aver pensato al divieto anche per “proteggere le donne da situazioni indesiderate”.

Quel che è certo è che a Lhokseumawe la polizia islamica impone alle donne l’uso del velo e di abiti ampi, vieta alle coppie non sposate di frequentarsi ed è proibito bere alcol e giocare d’azzardo. Del resto in un paese di 240 milioni di abitanti come l’Indonesia, che conta la popolazione musulmana più importante del mondo, ma nella costituzione garantisce la libertà religiosa, la provincia di Aceh fa storia a sé da quando nel 2001 ha ottenuto lo statuto autonomo. E deciso di imporre la sharia.

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