Il rischio di “derive populistiche” c’è anche in Italia, specie con l’avvicinarsi della “campagna elettorale, ma gli italiani “non sono sciocchi” e quindi non sono disposti a credere a “facili promesse”. Lo spiega il presidente del Consiglio dimissionario Mario Monti, intervenuto a Oslo nella cerimonia di conferimento del Nobel per la pace all’Unione europea. Ma alla domanda su una candidatura alle elezioni politiche, il premier risponde: “Non sto considerando questa questione”, dato che “in questa fase tutti i miei sforzi sono concentrati nel completamento del tempo rimanente, che sembra limitato ma richiede applicazione intensa ed energia anche da parte mia”. 

In serata, poi, fonti di Palazzo Chigi al seguito di Monti hanno spiegato che non c’è alcuna accelerazione né una discesa in campo del presidente Monti, e che il Professore non partecipera’ al congresso del Ppe.

Alla cerimonia per il Nobel, Monti inizialmente sembra evitare lo scontro aperto con Silvio Berlusconi, il cui ritorno con contestuale ritiro dell’appoggio all’esecutivo tecnico è messo in relazione con l’odierno tracollo dei mercati finanziari: “Capisco le reazioni dei mercati, ma non vanno drammatizzate”, ha affermato, per poi aggiungere: “Ricordo ai mercati che questo governo è ancora in carica” e lo sarà fino alle prossime elezioni, ha affermato il premier.

Poi, però, vira sui temi del populismo e del rischio di una campagna elettorale giocata su “promesse” e “mistificazioni”. “Il rischio di derive populistiche sulle politiche economiche e per l’Ue c’è in ogni paese”, ha affermato. “Va ben tenuto presente anche per evitarlo il più possibile nella imminente campagna elettorale in Italia”, ha spiegato, precisando poi che “i cittadini italiani sono maturi, non sono degli sciocchi”. L’importante è che “dal dibattito elettorale i cittadini escano con le idee un po’ più chiare e non con mistificazioni e promesse irrealizzabili”. Se poi “qualcuno vorrà negare il fondamento di queste cose fatte, mi auguro che ci siano altri che argomenteranno in senso opposto”.

Il tema del populismo pare stare molto a cuore a Monti, che poi è tornato sul tema:  ”Qualunque cosa io faccia nel futuro, non lascerò certo il mio costante filone di lavoro e impegno che è stato quello di spiegare l’Europa ai cittadini e spiegare le tematiche europee al di fuori di ogni populismo”, rischio che esiste soprattutto “sulle politiche economiche europee”.

Non è mancato un colpo di fioretto ai governi precedenti: Le ”sfide” per avere crescita e occupazione saranno “particolarmente intense” per chi “come l’Italia in passato ha purtroppo ritardato l’assalto agli squilibri delle finanze pubbliche”. La “messa in sicurezza dei conti pubblici”, ha continuato, e “le riforme strutturali rinviate o trascurate nel passato” potranno dare “stimolo alla crescita solo con il tempo”.

All’insegna del rassicurante anche la considerazione finale: “Chiunque vinca le elezioni” sarà responsabile con gli “impegni presi con l’Europa”. Al presidente del Consiglio è andato il pieno appoggio del presidente francese Francois Hollande: “Monti è attivo, non so quale ruolo sceglierà, ma l’ho visto attivo e non in disarmo”.

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