Il governo Monti non si ferma davanti a niente, e attua le politiche del rigore e del taglio della spesa pubblica anche sulla ricostruzione post-terremoto. Il premier e il ministro Cancellieri, quando hanno visitato i territori emiliano-romagnoli colpiti dal sisma, hanno garantito il massimo impegno da parte dell’esecutivo. Poi se ne sono andati e, una volta rientrati a Roma, si sono rimangiati le promesse fatte.

Nel frattempo i riflettori sulle zone terremotate si sono spenti, e il governo ha potuto agire, più o meno, indisturbato. Per la prima volta, l’indennizzo da parte dello Stato verso chi ha subito danni non è integrale. Viene così introdotto un principio: crolla casa tua per una calamità naturale? Ai tempi della crisi e dell’austerità, lo Stato non può permettersi di pagare tutto; devi fare uno sforzo anche tu. Oggi l’indennizzo è, quando va bene, all’80%, ma nulla impedisce che domani, in altre tragiche situazioni, possa scendere al 50%, al 20%, o addirittura sparire. Ma non è finita qui. E’ evidente che il terremoto, che ha colpito un’area particolarmente operosa dell’Emilia-Romagna e del Paese, ha causato danni gravissimi sul piano economico e produttivo.

Ad oggi, 12.000 lavoratori sono a casa a causa del crollo degli stabilimenti; 2500 aziende sono completamente ferme. Un bambino capirebbe che è folle e insensato far pagare tasse e contributi ad una collettività e ad un sistema economico così penalizzati. Invece niente, buste paga e pensioni di chi ha subito danni dal sisma hanno le trattenute fiscali e previdenziali di sempre. Il prossimo 15 dicembre cittadini e aziende dovranno ricominciare a pagare contributi e imposte senza fare una piega. Si ripete perciò un “classico” di questi mesi: il governo smantella le politiche pubbliche e di protezione sociale senza che vi sia una forte opposizione in grado di mettere in discussione tali scelte.

Del resto, come è noto, il governo Monti non ha praticamente oppositori all’interno del Parlamento. I parlamentari emiliano-romagnoli del Pdl, Giovanardi in testa, sparano contro la spending review applicata al terremoto, ma, quando sono a Roma, alzano la mano per sostenere le decisioni dell’esecutivo. La Regione ha fatto alcune cose buone, a partire dal rifiuto della militarizzazione del territorio post-terremoto da parte della Protezione Civile e dal coinvolgimento delle amministrazioni locali. Ma Vasco Errani, quando poi si tratta di evidenziare le responsabilità del governo sostenuto anche dal Pd, diventa meno loquace e netto del solito. Tutti con Monti, quindi? Per fortuna no: c’è anche chi spiega le cose come stanno.

Da mesi, è attivo nella Bassa modenese il comitato Sisma.12, composto da cittadine e cittadine che hanno vissuto in prima persona il terremoto. Quelli di Sisma.12 sostengono che c’è un nesso evidente tra le politiche di austerità praticate dai “professori” e lo scarso sostegno governativo alla ricostruzione. Erano in prima fila al “No Monti Day” del 27 ottobre scorso, non a caso. Chiedono che ci sia una messa in sicurezza vera del territorio: cosa difficile, quando, appunto, vengono tagliate le risorse pubbliche. Denunciano i rischi di una ricostruzione fondata sul risparmio. Ricordate i diciotto lavoratori uccisi da capannoni crollati come se fossero fatti di cartone? Chiedono partecipazione e trasparenza alle istituzioni. Infine hanno organizzato, su tutto questo, per sabato prossimo una manifestazione a Mirandola. L’appuntamento è alle 15, in Piazza Costituente. Dalla serie: c’è chi dice no. Alle politiche di Monti e a considerare tutto, anche il terremoto, come una fastidiosa questione economica e burocratica.

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