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Da La Russa a Paolo Berlusconi, “tutti chiedevano favori a Ponzellini”

Ministri, banchieri, magistrati e generali della Guardia di Finanza. Sono numerosi i personaggi eccellenti finiti nelle telefonate ascoltate dalla procura di Milano nell’ambito dell’inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari l’ex numero uno della Banca Popolare di Milano. Colloqui raccontati dal settimanale L'Espresso
Da La Russa a Paolo Berlusconi, “tutti chiedevano favori a Ponzellini”
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Ministri, banchieri, magistrati e generali della Guardia di Finanza. Sono numerosi i personaggi eccellenti finiti nelle intercettazioni effettuate dalla procura di Milano nell’ambito dell’inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari l’ex numero uno della Banca Popolare di Milano, Massimo Ponzellini.

Quei colloqui sono raccontati in un articolo pubblicato dal settimanale “l’Espresso” nel numero in edicola venerdì . Si legge dell’ex procuratore nazionale antimafia, Giovanni Tinebra, che chiama Ponzellini per cercare il sostegno della Lega Nord nella speranza di diventare procuratore a Catania. O di Ignazio La Russa che fa pressioni sul banchiere per aiutare una società partecipata dalla moglie, la Quintogest, che a detta dell’allora ministro si trova in serie difficoltà.

I vertici della Popolare milanese si danno da fare per rispondere alle richieste di credito che vengono dal mondo della politica, da Daniela Santanchè a Paolo Romani. Di fronte a un funzionario della banca che frena su un finanziamento considerato troppo rischioso, Paolo Berlusconi chiama il factotum di Ponzellini, Antonio Cannalire, per dirgli di “fare presto perché ho dei rientri, anche di due milioni”, spiega. E se i dipendenti della banca cercano di resistere, il banchiere manda degli avvertimenti. Come quello tramesso dalla sua segretaria: “Ha detto che lo manda a Foggia a fare fotocopie per cinque anni, dopo averlo degradato, se non gli sistema la roba della Brambilla”.

Le intercettazioni pubblicate da “l’Espresso” svelano poi numerosi passaggi delle complessa vicenda che un anno fa ha portato il finanziere Andrea Bonomi alla guida della Bpm. Quando si diffondono le voci di una possibile scalata da parte della banca francese Bnp, il numero uno di Mediobanca, Alberto Nagel, chiama Ponzellini – in teoria un suo cliente – prendendolo di petto: “Ma cos’è sta cazzata di Bnp”?, gli chiede allarmato. Ma il banchiere ora in carcere ha contatti, negati ufficialmente, anche con il rivale sconfitto di Bonomi, Matteo Arpe, che gli suggerisce delle modifiche al nuovo statuto della banca. Non manca, tra gli altri, anche l’intervento della Banca d’Italia, nella persona di Anna Maria Tarantola, oggi trasferita alla presidenza della Rai.

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