Le recenti vicende di Sprecopoli e Vacanzopoli, nel loro indicibile squallore, aggiungono elementi di un certo interesse per la comprensione di “dove va il mondo”. Infatti ci ripetiamo con sempre maggiore convinzione che è in atto una restaurazione del privilegio, per cui gli straricchi stanno diventandolo sempre di più; e mentre lo fanno, distraggono i diseredati taglieggiati e li depistano con mistificazioni mediatiche di presunte minacce incombenti ad opera di altri poveracci (le guerre fratricide tra ultimi e penultimi). In altre parole, la classica conquista dell’egemonia: dominio più consenso.

Ma per realizzare l’operazione è necessario disporre di una massa di manovra al proprio servizio; che faccia blocco (non diciamo “storico”, per non offendere la memoria di Antonio Gramsci) con le oligarchie privilegiate garantendo loro la forza dei numeri. Anche per questo si è formato alla bisogna un ceto di arrampicatori sociali – rozzo e, insieme, compiaciuto dell’esibita rozzezza – che trova nelle pratiche politiche il modo più conveniente per placare la propria insaziabile famelicità. Al tempo stesso servile e tracotante. Espressione dello spirito del tempo, in cui il pulp è diventato l’equivalente dell’antico bon ton; sull’asse dallo strapaese al pecoreccio. Sempre sul caricaturale.

I tratti di questo ceto sociale hanno ormai contagiato nel profondo la vita pubblica e le recenti vicende di cui si diceva offrono un ricco campionario di stagione: 

A. “La belva alla vaccinara”: impersonata dall’ex governatora Renata Polverini, la cui pettinatura a spaghetti e il candido body esibito con ostentazione citano con una certa approssimazione pretenziosa la Salma Hayek interprete dello spietato boss di un cartello della droga nell’ultimo film di Oliver Stone. Ma la ragioniera romana, già leader di un sindacato della clandestinità, appare molto più grifagna e minacciosa della bella attrice messicana nella parte della “uoma”, fallicamente provvista di attributi a grappoli. In alternativa c’è poi la Nicole Minetti, sempre meno igienista/badante e sempre più bagnina stile Baywatch, pronta a sostituire la Anderson; visto che la bionda Pamela, sogno di ogni terrorista islamico, dichiara di volersi liberare delle protesi al seno;

B. “L’esotismo mimetico”: le basette a triangolo di Franco Fiorito in gessato anni Trenta, un look da fazendero modello telenovela, e la biondazza slava al fianco in reciproco palpeggiamento sono il sintomo più palese del sogno ossessivo di evadere dalla mediocrità del proprio mondo piccolo, dai tinelli impregnati dell’odore dei soffritti di mammà ai riti di paese sul cheap (le sagre del rododendro o le processioni del santo), come accreditamento nel mondo grande e ricco; cui si ambisce avendo ormai arraffato l’arraffabile. Il dramma è che dovunque i Fiorito vadano, li accompagna sempre in sottofondo la battuta del loro nume tutelare, Alberto Sordi: “e facciamoci riconoscere…”. Perché gli è restato appiccicato non il tanfo del soffritto ma lo stigma dell’arraffatore;

C. “Il vacanziere compulsivo”: i neoricchi del Miracolo Economico scoprivano la vacanza all’estero e per anni torme di italiani impestarono schiamazzando Piccadilly o L’Etoile. Ora i nuovi neoricchi – alla Roberto Formigoni – preferiscono le isole, ad imitazione dei miliardari russi o dello star system di seconda scelta. Gusto e look restano irrimediabilmente quelli del brianzolo/lariano al mare: camicia hawayana e retropensieri sulla crociera che riproducono i format di un villaggio vacanze mobile: il fasullo alla Sharm el Sheik con pentoloni di pastasciutta fumante, il finto beduino della val Brembana e altri vacanzieri in camicia hawaiana e sandali di plastica. Con il relativo ballo mascherato, dove – magari – potrà sfoggiare la sua toga violacea vin vomé pure il Bruno Vespa junior, che già l’aveva indossata alla festa “pepli e maiali” di Carlo de Romanis pensando di essere fichissimo come antico romano. E invece ripeteva soltanto il “toga party” del John Belushi di Animal House. Con decenni di ritardo.

Dunque, tratti che oscillano tra la vanità (Wright Mills diceva che “i gruppi installati al gradino più alto sono orgogliosi, quelli non ancora arrivati sono soltanto vanitosi”) e la miserabilità. Ma in cui sarebbe sbagliato cercare implicazioni politiche. Nelle pratiche della politica politicante la vanità/miserabilità risulta trasversale.

In Regione Liguria il Governatore sedicente di sinistra Claudio Burlando si assicura la dedizione dei consiglieri della propria maggioranza – siano essi rifondaroli o vendoliani – con qualche parcheggio gratuito e il telepass a spese dell’Ente

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