L’articolo su La Repubblica di Vera Schiavazzi, La Fiom strizza l’occhio ai grillini. L’idea: fare una lista degli scontenti, mi obbliga a precisare che, pur sentendomi molto vicino al Movimento 5 Stelle, non ne faccio parte, come non faccio parte di nessun raggruppamento politico-istituzionale. Questo perché nello statuto del nostro Movimento per la decrescita felice abbiamo escluso la possibilità che la nostra associazione partecipi a competizioni elettorali.

Noi ci occupiamo di promuovere le tecnologie che riducono lo spreco di risorse e forme associative tra gli imprenditori che le producono e le installano; di promuovere stili di vita liberi dai condizionamenti del consumismo; di elaborare proposte di politica amministrativa finalizzate a ridurre i consumi inutili di risorse e di proporle a chi siede nelle assemblee elettive perché le trasformi in delibere. Di fatto gli unici ad aver inserito nei loro programmi elettorali le nostre proposte sono stati i gruppi del Movimento 5 Stelle, con cui si è oggettivamente realizzata una forte sintonia sui contenuti.

Questa è la base sui cui ho offerto la mia collaborazione al sindaco di Parma e agli altri eletti del Movimento 5 Stelle in consiglio comunale, precisando puntigliosamente che io non ho nessun ruolo di responsabilità politica nell’amministrazione perché non sono stato eletto dai cittadini, né nominato in alcuna funzione pubblica dal sindaco. Offro una consulenza gratuita a persone che condividono le nostre proposte e meritano solidarietà e aiuto per il coraggio con cui si sono gettati in un’impresa difficilissima. Non sono tipo da restare alla finestra mentre Davide sta sfidando Golia.

Quanto alla Fiom, abbiamo avuto un incontro, e ci confronteremo di nuovo a Torino il 10 settembre, dove porteremo alla discussione le nostre proposte di politica economica, industriale e occupazionale. Lo facciamo perché Landini e Airaudohanno ritenuto che valesse la pena discuterle e perché quanti di noi si sono confrontati con loro apprezzano la coerenza con cui si sono fatti interpreti di un principio di civiltà che può essere definito kantianamente come la scelta di non considerare mai gli esseri umani come mezzo, ma sempre come fine. Non si possono subordinare i diritti fondamentali delle persone ai tentativi (per di più velleitari e inefficaci) di attirare investimenti stranieri per rilanciare la crescita (art. 18) o ai tentativi (altrettanto velleitari e inefficaci) di far crescere l’economia con produzioni devastanti per la salute e per gli ambienti (Ilva). La difesa senza compromessi di questo principio di civiltà è ragione più che sufficiente per confrontarsi sui contenuti.

Se poi questi contenuti, in cui uno spazio decisivo è occupato dallo sviluppo delle tecnologie finalizzate a ridurre gli sprechi energetici e a creare un’occupazione utile in questo settore produttivo, vengono assunti da amministrazioni comunali che ritengono fondamentale ridurre gli sprechi energetici degli edifici pubblici e privati, si formerà una base oggettiva di confronto tra diversi attori sociali che, ognuno col proprio ruolo, convergono verso la realizzazione di uno stesso progetto.

E il Movimento per la decrescita felice avrà realizzato il suo obbiettivo: non la partecipazione alla costituzione di un nuovo soggetto politico, ma l’aggregazione del maggior numero di soggetti della società civile, imprenditoriali, sindacali, professionali, amministrativi nella realizzazione di una politica economica in grado di superare la crisi non tentando velleitariamente di riproporre una crescita quantitativa non auspicabile, ma introducendo elementi di carattere qualitativo nella valutazione del fare umano, con la consapevolezza che sempre più spesso in questa fase storica il meglio coincide col meno.

di Maurizio Pallante, presidente del Movimento per la decrescita felice

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