Dopo sette giorni di incontri, polemiche e botte e risposte, anche il meeting di Comunione e Liberazione a Rimini è arrivato al suo ultimo giorno. Sette giorni, 800 mila visitatori, 4000 volontari, 271 relatori, 21 spettacoli e 9 mostre, ma soprattutto tanti protagonisti ed ospiti, più o meno graditi e un fatturato in netto calo. Una manifestazione imponente che malgrado l’avvertimento del successore di don Giussani, Juliàn Carròn, che aveva segnalato l’identificazione sbagliata di Cl con “potere e soldi”, continua ad avere come protagonista la politica.

Tre ministri del governo tecnico (Corrado Passera, Corrado Clini, Elsa Maria Fornero), un primo ministro acclamato in apertura, Mario Monti e un protagonista non sempre e non da tutti gradito come Roberto Formigoni. Questi gli ingredienti del meeting 2012 di Rimini. Non sono bastate le mostre collaterali, da quella dedicata ai giovani, fino all’esposizione su Dostoevskij a distogliere l’attenzione da quello che da sempre, volenti o nolenti, è il tema del meeting: la politica. A metterlo in chiaro fin da subito, i ministri del governo tecnico italiano che proprio dal palco di Rimini non hanno risparmiato dichiarazioni.

Ha cominciato Mario Monti, presidente del consiglio, arrivato domenica scorsa in apertura della manifestazione, proprio per proclamare la fine della crisi economica. Un’affermazione di positività secondo molti azzardata, fatta per tranquillizzare i mercati, che se ha lasciato entusiasti i visitatori della fiera di Rimini, ha lasciato tiepidi gli osservatori esterni. Anche perché  se a seguire sia Passera che Fornero hanno proseguito sulla strada dell’ottimismo tracciata dal presidente del consiglio, sono stati smentiti, all’atto pratico, da Monti stesso che, ha avuto modo di spiegare che in questa fase proseguono le misure di contenimento e non c’è possibilità di miglioramento, come sgravi fiscali.

In questo clima si è inserita Famiglia Cristiana, il settimanale cattolico da sempre in contrapposizione all’evento di Comunione e Liberazione, che dal secondo giorno ha movimentato le acque del meeting con un editoriale feroce dove si definivano “omologati e senza senso critico” gli esponenti di Cl. Persone pronte ad applaudire politici ormai sulla fine della loro carriera, mentre il paese si “avvia sull’orlo del baratro”. Un attacco durissimo proprio dalle pagine del giornale cattolico, che ha costretto i quadri dirigenti del meeting di Rimini a serrare i ranghi e stringersi in una difesa ferrea della manifestazione.

A preoccupare più di tutti però dal primo giorno, non è certo Famiglia Cristiana, il giornale definito da volontari di tutte le età come “pieno di invidia”, ma l’ospite meno gradito e più ingombrante della manifestazione: Roberto Formigoni. Il protagonista di un’odissea senza fine, è un elefante in un negozio di cristalli che costringe organizzatori e volontari a slalom ideologici e arrampicate sugli specchi. Atteso solamente per l’incontro di mercoledì dedicato alla Regione Lombardia, dopo che fino all’ultimo il suo invito era stato in forse, Formigoni cambia le carte in tavola, presentandosi all’apertura del meeting ad aprire la porta a Mario Monti, come un vero padrone di casa. Poi è la volta della presentazione del suo libro dal titolo “Il buon governo” con annessa firma di copie per i fan, dove dichiara ai microfoni del fattoquotidiano.it: “Sono vivo e vegeto e combatto per la verità”.

Anche se le comparsate di Formigoni all’interno del meeting sono solo un vago ricordo del grande presenzialismo degli anni scorsi, quando il presidente lombardo aveva addirittura uno stand personale, ogni esibizione in pubblico è l’antipasto del giorno più importante, il mercoledì sera quando si presenta alla folla per parlare di Lombardia e buona gestione della regione. “Il Papa prega per me in questo momento difficile”, è l’inizio del discorso di Formigoni, che tra applausi e acclamazioni arriva fino all’attacco diretto a Fatto Quotidiano, Repubblica, Grillo e Italia dei Valori che, dice: “Sono il braccio armato di un progetto per dissolvere la democrazia”. Parole pesanti che segnano la sua uscita di scena dal meeting. E se Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà o Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere, ci tengono a ricordare il loro appoggio al presidente lombardo negando ogni imbarazzo, sono comunque tanti gli attriti tra Formigoni e la dirigenza targata cielle. “Io volevo che Formigoni parlasse al meeting del modello lombardo, per spegnere le polemiche con altri fatti”, dice Vittadini al Resto del Carlino, lasciando intendere che il palco della manifestazione sia stato, usato dal presidente lombardo per accrescere le polemiche invece che spegnerle.

E se i visitatori lamentano l’eccessiva attenzione alla politica da parte dei giornalisti, sono gli stessi politici a scegliere il palco di Rimini per lanciare riforme per il paese. E lo schema è sempre lo stesso per ogni giorno della manifestazione: il ministro di turno rilascia dichiarazioni agli organi di stampa del meeting (Sussidiario.net ad esempio o Radio Anch’io) e poi pochi commenti in conferenza stampa. Due le proposte arrivate dai ministri tecnici Corrado Passera e Elsa Fornero proprio dal palco riminese: utilizzo dei proventi della lotta all’evasione per abbattere la pressione fiscale per i redditi più bassi e riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori che puntano sul capitale umano (giovani e donne). Entrambe però sono state bocciate ieri in Consiglio dei ministri dallo stesso presidente Monti. Promesse di riduzione delle tasse che se fanno piacere alla platea ciellina, non sono compatibili con l’Italia reale che ancora di sacrifici ne deve affrontare tanti. Anche se domenica al meeting si era annunciata la fine della crisi economica, poi si esce dalla fiera di Rimini e l’Italia è sempre la stessa.

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