C’è anche Pier Luigi Stefanini, numero uno di Unipol, tra i destinatari dei 27 avvisi di fine indagine per il caso Uni Land, il gruppo finanziario con sede a Monghidoro, quotato in Borsa e travolto da un’inchiesta della Guardia di finanza e della Procura di Bologna. A inizio 2011 migliaia di azioni del gruppo vennero sequestrate e il dominus dell’operazione, Alberto Mezzini messo agli arresti domiciliari: secondo l’accusa era la testa di un sistema che gonfiava in maniera fittizia i capitali per migliorare la propria posizione e l’immagine sui mercati finanziari, realizzando così anche maggiori profitti. Di fatto tutto era stato creato ad arte.

Chiusa l’indagine, il sostituto procuratore Antonella Scandellari due mesi fa esatti, il 29 maggio, ha chiamato in causa anche Stefanini (che all’inizio della vicenda ne 2011 non risultava tra gli indagati) consegnandogli l’avviso. Nel 2006 il numero uno di Unipol fece parte per alcuni mesi del consiglio di amministrazione di UniLand. La sua posizione nella vicenda è dunque marginale, ma l’accusa, formazione fittizia del capitale, prevede, se dimostrata, fino a un anno di detenzione. Come riporta l’edizione odierna del giornale bolognese il Resto del Carlino, secondo l’accusa Mezzini, Stefanini e altri avrebbero messo in piedi degli aumenti fittizi di capitale per valori di 108, 17, 20, 24 e 26 milioni di euro. Per gli inquirenti furono realizzati “mediante l’attribuzione gratuita di una nuova azione ogni dieci possedute”.

Tutta la vicenda di Mezzini partì da una partecipazione al 50% in un’impresa edile nel 2002, per arrivare, in appena otto anni, a un impero di 50 società con capitale sociale sui 400-500 milioni di euro e interessi nei piu’ svariati settori: dalla finanza agli immobili, al fotovoltaico. “Un impero di carta”, spiegarono i finanzieri nel febbraio 2011 quando scoppiò il caso, perché il valore delle azioni del gruppo UniLand e della controllata House Building (di Imola) era molto inferiore al dichiarato, essendo stato gonfiato ‘ad arte’ con operazioni finanziarie fittizie, false perizie e altri trucchi di marketing (tra i cui comunicati stampa falsi in cui si annunciavano grandi acquisizioni).

Sempre a fine maggio, con la chiusura delle indagini, arrivò da parte della Guardia di finanza anche un maxi-sequestro per 265 milioni di euro in azioni dopo un primo sequestro nel 2011 da 126 milioni. Tutti profitti, secondo l’accusa, messi in piedi sopravalutando i propri patrimoni, anche grazie all’aiuto di periti e tecnici compiacenti. Migliaia sono stati gli azionisti truffati, tanto che il Codacons già ha annunciato che si costituirà parte civile al processo. Oltre ai conti presso una cinquantina tra banche, fiduciarie e finanziarie, a maggio erano scattati i sigilli preventivi per 650 terreni (aree commerciali, aree in cui si stanno edificando immobili, aree destinate a campi fotovoltaici) e per 350 immobili. Ma a finire sotto i riflettori delle fiamme gialle era stata anche la società madre, la holding Cemlux, la cui sede, come risulta dal nome, era stata portata in Lussemburgo. Un sistema, secondo gli inquirenti per evadere le tasse: un’omessa dichiarazione, secondo gli investigatori,di componenti positivi di reddito per oltre 517 milioni di euro, per un’evasione d’imposta calcolata in circa 100 milioni di euro.

Sulla posizione di Stefanini, no comment per ora dagli uffici della dirigenza di Unipol. La difesa di Stefanini sarebbe tuttavia decisa a ribattere che la presenza nel cda Uniland di Stefanini sarebbe stata di appena due mesi, da marzo a maggio.

Articolo Precedente

Sclerosi multipla, al via la sperimentazione clinica del “metodo Zamboni”

next
Articolo Successivo

C’era una volta la Puglia

next